JESSICA MULLER CASTAGLIUOLO
Economia

Come cambia il mondo del lavoro: "L’AI richiede competenze nuove"

Studio Assolombarda-Cattolica : profili qualificati sempre più necessari. "Fondamentali le Academy aziendali"

Monica Poggio, vicepresidente Assolombarda (Università, Ricerca, Capitale umano)

Monica Poggio, vicepresidente Assolombarda (Università, Ricerca, Capitale umano)

Milano – Molte professioni che oggi conosciamo sono destinate a mutare o a scomparire del tutto. Il 44% dei lavoratori, secondo il World Economic Forum, dovrà infatti cambiare le proprie competenze. Significa che 6 su 10, per non essere esclusi dal mercato, dovranno essere formati prima del 2027. "La trasformazione digitale velocizza l’obsolescenza dei ruoli e le mansioni routinarie e poco qualificate sono destinate a sparire", specifica Stefano Passerini, direttore settore lavoro, welfare e capitale umano di Assolombarda, che aggiunge, "assistiamo a un fenomeno sociologico importante: una crescente disaffezione al lavoro. La grande sfida per le aziende è trattenere i talenti".

Ma come sta evolvendo il mercato? Innanzitutto, crocevia della domanda e offerta nel mondo del lavoro contemporaneo è il web. Gli annunci non si limitano a riportare il ruolo richiesto ma anche le competenze necessarie a svolgerlo. Assolombarda e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con il Centro Studi dell’associazione, ha analizzato quelli pubblicati in Lombardia. La prima notizia è che dal 2019 al 2023 gli annunci sono in aumento, fino a raggiungere gli 800mila nel 2023. A Milano spicca la richiesta di professioni altamente qualificate, mentre nelle province di Pavia, Lodi e Monza, a prevalere sono quelle tecniche. Il 65 per cento delle aziende fanno però fatica a reperire le risorse. Digitalizzazione e sostenibilità, anche trainati dagli investimenti del Pnrr, stanno infatti già avendo un impatto, con l’intelligenza artificiale che è sempre più ago della bilancia.

La dinamica alla quale si si assiste è una polarizzazione: il 40 per cento degli annunci si riferisce a occupazioni che richiedono high skill, ovvero competenze specifiche, soprattutto digitali, mentre il 36 per cento sono dedicati a professioni a minore qualifica. Se da una parte la nuova tecnologia va a sostituire lavori nei settori della produzione, della logistica e dei servizi, crea anche nuove opportunità lavorative, con data scientist e ingegneri di machine learning sempre più in voga. E per quanto riguarda i cosiddetti green jobs? "La narrativa della sostenibilità non trova una corrispondenza così forte con le competenze richieste. Nonostante gli investimenti massici in sostenibilità, negli annunci emerge che soltanto il 2% riporta competenze green, con punte del 4-5% nelle professioni dirigenziali. Significa non sono state ancora metabolizzati dal mercato. In futuro ci aspettiamo però che il dato possa aumentare", spiega Emilio Colombo, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che ha curato la ricerca. Ecco perché il modello "ibrido" richiede coordinamento e investimenti, ancora, in competenze trasversali e tecnologiche.

Insomma , dall’analisi delle offerte di lavoro, si intuisce che bisogna cambiare innanzitutto l’offerta di istruzione: "C’è ancora una mancata corrispondenza tra le competenze in uscita dal sistema educativo e quelle richieste dal mercato del lavoro, che si incrocia con l’inverno demografico che stiamo vivendo. Si assisterà quindi a una scarsità di risorse umane, ecco perché il capitale umano diventa una leva imprescindibile per la competitività. Le academy aziendali, in questo contesto, possono essere preziose per formare e riqualificare le competenze", spiega Monica Poggio, vicepresidente di Assolombarda per Università, Ricerca e Capitale umano.