Arnaldo Liguori
Economia

Bitcoin, la cryptovaluta tocca un nuovo massimo, ma è una minaccia per l'ambiente

La moneta virtuale ha toccato quota 51mila dollari. La sua produzione, tuttavia, consuma più energia elettrica di molti Stati

Bitcoin

Quella dei Bitcoin sembra un'ascesa inarrestabile. Venerdì il valore della moneta ha raggiunto i 51.200 dollari. Ma insieme ad esso, anche il consumo energetico della cryptovaluta sta raggiungendo picchi mai visti. Tanto che, secondo gli studi dell'Università di Cambridge, la produzione di Bitcoin consuma in un anno più elettricità di molti Stati come Svizzera, Pakistan, Olanda e Grecia.

Appena dieci giorni fa, Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo e proprietario di Tesla, ha deciso di acquistare 1,5 miliardi di Bitcoin. Da allora, il loro prezzo è cresciuto costantemente, facendo la fortuna di molti piccoli e grandi investitori. Negli ultimi mesi, a seguito delle ottimistiche previsioni delle agenzie di rating, persino molte banche e fondi d'investimento hanno deciso di fare grossi investimenti nelle cryptovalute.

Quello che molti non sanno, però, è che la produzione di Bitcoin è una delle attività digitali più inquinanti del pianeta. Questa attività, chiamata mining, consiste nell'estrarre moneta digitale dalla rete. Senza scendere nei dettagli, per produrre Bitcoin è necessario disporre di un'enorme capacità computazionale: cioè di una rete di computer e processori molto potenti.

In tutto il mondo, dal deserto al circolo polare artico, ci sono decine di migliaia di “minatori”, dotati ognuno di centinaia di processori, che estraggono Bitcoin. Il costo? Più di 120 terawattora all'anno di elettricità, spesso prodotta attraverso centrali a carbone o a gas, molte delle quali estremamente inquinanti.

Non solo, anche il costo dei computer usati per il mining è un danno per l'ambiente. Secondo uno studio pubblicato sull'Environmental Science&Technology, la produzione di un microprocessore da due grammi richiede 1.400 grammi tra materiali utilizzati e combustibili fossili impiegati nel processo. E qui parliamo di tonnellate.

Il problema sta diventando così serio che l'Università di Cambridge ha creato un osservatorio permanente sul consumo elettrico dei Bitcoin.  Secondo i dati raccolti, l'estrazione della cryptovaluta utilizza il doppio dell'energia della Svizzera, il triplo del Portogallo, appena la metà dell'Italia. E noi siamo il settimo produttore industriale del mondo. In tutto questo, una cosa è certa: nel prossimo futuro, questi costi energetici sono destinati a crescere.