Blocco dei licenziamenti a causa della crisi innescata dalla pandemia. Prorogarlo o non prorogarlo? Il provvedimento, infatti, scadrà fra quattro giorni, mercoledì 30 giugno. Il dibattito è aperto. I sindacati, che oggi si sono ritrovati in tre piazze d'Italia (Torino, Firenze e Bari), chiedono di rinnovarlo fino a ottobre. Le associazioni imprenditoriali pensano che sia arrivato il momento di rimuoverlo perché - è la loro convinzione - rappresenterebbe un ostacolo alla ripresa. In mezzo c'è il governo Draghi, composto da una larghissima maggioranza in cui, sul tema, si confrontano varie anime. L'esecutivo, a quanto pare, sarebbe pronto a un blocco selettivo. Ma cos'è il blocco dei licenziamenti? Perché è stato adottato? E ha funzionato?
Cos'è il blocco dei licenziamenti
Il blocco dei licenziamenti, prorogato in diverse occasioni dai governi che si sono succeduti alla guida dell'Italia in questo anno e mezzo di lotta contro il Covid, l'ultima volta con il decreto sostegni approvato nel marzo scorso, impedisce alle aziende di ricorrere a licenziamenti individuali o plurimi per "giustificato motivo oggettivo". Stop anche alle procedure di conciliazione obbligatoria, regolate con una legge che risale al 1966, per i lavoratori che non ricadono all'interno della categorie normate con il cosiddetto "jobs act".
Fino a quanto durerà il blocco dei licenziamenti?
Il provvedimento, che è da considerarsi una misura adottata in emergenza, adottata per la prima volta dal governo Conte nel febbraio 2020 con l'obiettivo di evitare pesanti ripercussioni sociali dovuto al dilagare della pandemia in Italia, è prossimo alla scadenza. Se non verrà prorogato, infatti, i suoi effetti cesseranno fra quattro giorni, mercoledì 30 giugno. Con un'eccezione: secondo quanto è stato deciso dal governo già nel decreto sostegni, per le aziende che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali con causale Covid-19 (cassa integrazione in deroga, assegno sociale erogato dal Fondo d'integrazione salariale, cassa integrazione salariale operai agricoli) il blocco licenziamenti scadrà il 31 ottobre 2021, proprio la data fino a cui vorrebbero estenderlo i sindacati per tutte le altre imprese.
Quante persone rischiano il posto senza la proroga?
Sul tema le opinioni sono differenti. In un'intervista rilasciata all'Agi qualche tempo fa il presidente della fondazione Adapt Francesco Seghezzi ha sostenuto che senza una proroga del blocco "potrebbero esserci 150mila persone che rischiano il posto di lavoro". Sensibilmente diverse le stime di Unimpresa, organizzazione secondo la quale invece rischierebbero di saltare fino a 600mila posti di lavoro. In un quadro per cui, a causa della pandemia, sempre secondo Unimpresa, sarebbero rimaste senza un'occupazione 945mila persone.
Il blocco dei licenziamenti ha funzionato?
Secondo uno studio di Bankitalia - organizzazione che non può essere certo essere accusata di essere "collaterale" a sindacati e lavoratori - che risale al novembre del 2020, in piena seconda ondata di pandemia, il blocco dei licenziamenti ha evitato la perdita di 440mila posti di lavoro. Almeno 200mila di queste persone sarebbero state licenziate per ragioni legate alla diffusione del Coronavirus in Italia e alle limitazioni imposte per frenare il contagio.
Proroga del blocco: cosa vuole fare il governo?
Il dibattito è in corso. Secondo le ultime informazioni, rilanciate ieri dalle agenzie, il governo Draghi starebbe lavorando a un decreto per prolungare la cassa integrazione Covid per alcuni settori in crisi, come il tessile, legandola al blocco dei licenziamenti. Una sorta di blocco "selettivo" - misura su cui si starebbe consolidando un asse "anomalo" fra Pd e Lega - che, a questo punto, verrebbe portato a scadenza al 31 ottobre 2021. Resterebbero esclusi alcuni comparti, dettaglio che non piace ai sindacati, che oggi hanno rilanciato la proposta di una proroga "integrale". Nel decreto dovrebbe essere inserita anche una nuova dilazione sull'invio delle cartelle esattoriali.