Milano, 28 maggio 2021 - Asili aziendali, corsi di formazione per babysitter, smartworking per agevolare le famiglie e il lavoro delle donne. E poi parità di stipendio e opportunità di carriera. Un manifesto di buone intenzioni? Non sempre è così: se ancora oggi, in tempi di quote rosa, i ruoli apicali nelle aziende restano prettamente maschili, così come a parità di mansioni la busta paga delle donne è spesso più leggera del 30 per cento, il futuro è dietro l’angolo. Arriva infatti la certificazione con tanto di bollino rosa alle aziende che superano il cosiddetto gender gap. A rilasciarlo è un’associazione nata quattro anni fa a questo scopo. Si chiama Winning Women Institute e propone un modello di certificazione che analizza lo stato delle pari opportunità nei contesti organizzativi aziendali, suggerendo quali sono le aree da migliorare.
A dare il buon esempio sono state anzitutto le aziende più grosse, spesso legate a consumatrici donne, e quindi molto più sensibili al messaggio. Tra i marchi che hanno ottenuto il bollino rosa ci sono aziende del calibro di Cameo, Grenke, Alés Groupe, Biogen, Allianz Partners, Amgen, Sanofi, Sas, Ipsen, Humana, Bnp Paribas Cardif e Carter & Benson. Siglata anche un’importante partnership con Aiceo, (Associazione Italiana dei Ceo), per promuovere un modello di lavoro nel segno della parità di genere. Presidente e fondatore è Enrico Gambardella. Come è nata Wwi? "Tutto è partito da un gruppo di lavoro formato da dirigenti, direttori delle risorse, professori universitari: ci siamo accorti che in Italia un ente simile non esisteva". Come si ottiene il bollino? "La certificazione viene assegnata alle imprese che rispondono a specifici standard, tra cui la parità retributiva, un’equilibrata percentuale di donne dirigenti in azienda, buone pratiche per la gestione della diversità di genere, per la tutela della maternità e azioni che impattano a livello sociale. Il nostro comitato scientifico, presieduto da Paola Corna Pellegrini e composto da esperti e professori universitari, ha studiato la metodologia Dynamic Model Gender Rating, identificando specifiche aree di analisi". Una volta ottenuto il bollino rosa, chi garantisce il mantenimento di questi equilibri? "La certificazione deve essere confermata l’anno successivo e rinnovata il secondo anno". Perché, al di là del politicamente corretto, a un’azienda conviene farlo? "La valorizzazione dei talenti e della diversità all’interno delle aziende sono fondamentali leve per l’evoluzione e la competitività delle imprese. Oggi molti prodotti sviluppati da soli uomini vanno in mano alle donne, ma le idee nascono dalla ricchezza della diversità". Ci sono anche motivi di marketing e di comunicazione... "Per aziende che si rivolgono a un pubblico femminile è importante". Qual è il futuro? "Vorremmo che la certificazione diventasse obbligatoria, come in altri Paesi. Così le aziende diventerebbero più tasparenti e i comportamenti non equilibrati verrebbero penalizzati". Lei però è un uomo alla guida di una realtà che dovrebbe dare l’esempio... "Quello delle pari opportunità non è un tema prettamente femminile, ma un richiamo a tutti. Anche per la mia azienda, che è un pochino indietro, diventa uno sprone a fare meglio".