Milano – Amarcord della bottega sotto casa, dove si poteva acquistare pane fresco e latte e nel frattempo scambiare qualche chiacchiera con chi era dietro la cassa o con gli altri acquirenti, che spesso erano anche vicini di casa. Non è una novità che la spesa online e il fiorire di centri commerciali e strutture di vendita medie e grandi (dove c’è più offerta e i prezzi sono quindi più convenienti) abbiano “sfrattato” i negozi di vicinato, schiacciati da una concorrenza difficile da sostenere.
Un fenomeno noto e quasi “tollerato" ormai da anni, salvo poi accorgersi, oggi, che se non ci sono almeno i negozi dove acquistare beni di prima necessità, poi i paesi si spopolano, i quartieri diventano più insicuri e, come in un circolo vizioso, nessuno poi torna ad investire aprendo nuovi punti vendita di quartiere.
Anche quest’anno, la rilevazione di Regione Lombardia sul commercio in sede fissa rimanda la fotografia di un tessuto commerciale sempre più “povero” di esercizi di vicinato, ovvero negozi con superficie di vendita non superiore a 150 metri quadri (nei Comuni sotto i 10mila abitanti) e a 250 mq (nei Comuni con più di 10mila residenti). A livello regionale, al 30 giugno 2024 si contano 109.787 negozi di vicinato, 700 in meno rispetto ai 110.487 solo di un anno fa: significa che, negli ultimi dodici mesi, hanno chiuso le saracinesche circa due botteghe al giorno.
Guardando agli ultimi anni, è evidente che Covid sia stato fatale a molte piccole attività: nel 2021 erano 2.421 in meno rispetto al 2019. Nel 2022 c’è stata una leggera ripresa, con l’apertura di circa 800 nuovi piccoli punti vendita, ma è stato un fuoco di paglia. Già nel 2023 queste attività sono diminuite di 581 unità, per arrivare di nuovo al meno 700 del 2024 rispetto al 30 giugno 2023. Diminuisce di pari passo anche la superficie occupata da queste realtà: sono 66.627.652 i metri quadrati totali del 2024, circa 750mila in meno rispetto a vent’anni fa, alla rilevazione del 2005.
Che tipo di merce vendono gli esercizi di vicinato esistenti (e resistenti)? La maggior parte, circa 80mila, sono a tipologia mista, alimentari e non; seguono quelli esclusivamente dedicati ai prodotti alimentari (21mila). Le grandi città hanno, ovviamente, il record di negozi di vicinato: Milano ne conta 28.136, Brescia 3.085, Bergamo 2.230. Sopra quota 1.000, oltre ai capoluoghi di provincia, ci sono anche i comuni di Gallarate, Busto Arsizio. Al contrario, ci sono 45 paesi che non hanno neanche un esercizio di attività, in tutte le province tranne Milano e Monza (quella con più comuni a zero esercizi di vicinato è Pavia), e cinque dove c’è un’attività non di alimentari.
Se i negozi di vicinato abbassano le saracinesche, non è così per le grandi strutture di vendita, esercizi commerciali con una superficie di vendita superiore a 2.500 metri quadrati e inferiore a 15.000. In Lombardia, dal 2005 al 2024 sono aumentate sia nel numero che nella superficie occupata. Vent’anni fa erano, infatti, 443 per poco più di 3 milioni di metri quadrati occupati. Nel 2024 se ne contano 474 per quasi 40 milioni di metri quadrati di superficie occupata. L’andamento, negli ultimi anni, è stato tutto sommato stabile. Nel 2012 si è arrivati a quota 487, nel 2019 erano 277, in calo, ma poi il numero si è stabilizzato e non è stato di fatto scalfito neanche dal periodo del lockdown. Con 130mila metri quadrati il più grande della categoria è il centro commerciale di Segrate. Mentre tra i capoluoghi, oltre a Milano, spicca Brescia dove si contano ben 15 grandi strutture di vendita, seppur non tutte fortunatissime. Emblematico il caso del Freccia Rossa Shopping Center, inaugurato nel cuore della città nel 2008, ufficialmente in fallimento dallo scorso anno dopo un lento declino (dei giorni scorsi la notizia dell’acquisizione da parte di My Credit).
Analogo il trend delle medie strutture di vendita, ovvero esercizi da 150 a 1.500 metri quadrati nei comuni con meno di 10mila abitanti, tra 250 e 2500 metri quadrati sopra i 10mila abitanti. Anche queste sono aumentante nel corso degli anni, andando talvolta a prendere il posto dei negozi di vicinato: tra le province, quelle con il numero maggiore sono Milano (2.082), Brescia (1.279), Bergamo (1.068).