Una cifra chiarisce l'impatto che potrebbe affrontare l'Italia in caso di via libera alla direttiva dell'Unione Europea ribattezzata "case green": Nove miloni di edifici in Italia (sui 12,2 totali accatastati) non sarebbero in regola con le nuove regole, così come descritte nella bozza attualmente in discussione all'europarlamento. Il preoccupante conto è stato elaborato anche sugli attestati di prestazione energetica emessi nel 2020 per gli edifici italiani, che si riferiscono nel 75,4% dei casi a immobili nelle classi più inquinanti; la E, la F e la G. Quest'ultima, in particolare, in particolare, incide per oltre un terzo (35,3%), secondo il monitoraggio Enea-CTI.
La battaglia sulle regole e sui tempi della loro applicazione è ancora tutta aperta, con una raffica di emendamenti proposti al testo messo a punto dalla Commissione europea e una forte opposizione proveniente da alcuni Paesi, a partire dalle forze che esprimono l'attuale maggioranza di governo in Italia. La presidenza svedese di turno vorrebbe approvare il tutto entro sei mesi ma la prima votazione, prevista inizialmente per il 24 gennaio, è già slittata al 9 febbraio. Detto questo, vediamo quali sono gli interventi che molti proprietari di casa dovrebbero intraprendere, qualora il testo diventasse realtà nei termini attuali.
Gli obblighi
Secondo il testo al momento oggetto di confronto entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi sarà obbligatorio passare alla classe D, fabbricati con consumi compresi tra 70 e 90 kWh/mq all'anno. Una "promozione" che richiede un taglio dei consumi energetici di circa il 25%.
Gli interventi previsti
Quali ristrutturazioni, a questo punto, sarebbero da programmare per tutti gli immobili che non ricadono nelle categorie di consumo considerate adeguate? Si tratta di opere piuttosto onerose (anche se utili non solo a livello ambientale), che andrebbero a incidere pesantemente sui bilanci dei proprietari, al di là di come la si pensi sulla direttiva e sui tempi del risparmio energetico. Fra gli interventi necessari ad arrivare all'obiettivo finale - le emissioni zero nel 2050 - ci sono il cappotto termico (installazione di pannelli termici che isolano l'edificio dall'esterno, proteggendolo dal caldo e dal freddo), sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari.
I costi
Quanto costano interventi di questo tipo? Vediamo quali sono le tariffe, detto che si tratta ovviamente di stime, per quanto aggiornate. I materiali per realizzare un cappotto termico sono differenti, a seconda dell'isolamento che garantiscono. Si può stimare un costo, messa in opera compresa, fra gli 80 e i 150 euro al metro quadro, a cui vanno aggiunti i costi di noleggio del ponteggio (fra i 10 e i 15 euro al metro quadro di facciata coinvolta) e la parcella del tecnico.
Altro dispositivo che potremmo dover acquistare è la caldaia a condensazione. Un modello da 18 kW di potenza, adatto per un appartamento da 100 mq, costa fra i 1.000 e i 3.000 euro (Iva compresa), consentendo però un risparmio annuo di circa 200 euro sulla spesa per il gas (se non di più, dato il recente aumento dei costi). Ai costi per l'apparecchiatura, però, va aggiunta la manodopera: l'installazione da parte di un operatore specializzato che rilascerà certificazione di conformità può oscillare fra i 250 e i 500 euro.
Sanzioni
In un primo momento i funzionari che hanno raccolto le indicazioni e le linee guida dettate dal vicepresidente della commissione Ue Frans Timmermans, il "volto pubblico" del provvedimento insieme al relatore, il verde irlandese Ciaran Cuffe, avevano pensato a possibili limitazioni alla vendita o all'affitto della casa per chi non fosse stato in possesso del "bollino verde energetico" Ue. Questo capitolo è già stato stralciato. Al suo posto un coinvolgimento dei governi nazionali (altro tema sensibile): toccherebbe a loro decidere quali sanzioni applicare, oltre all'automatica perdita di valore degli immobili non a norma.
Esenzioni
La bozza elenca una serie di immobili che verrebbero esclusi dagli obblighi di adeguamento strutturale a fini di risparmio energetico e di limitazione dell'impatto ambientale: si tratta delle case di vacanza, dei palazzi storici ufficialmente protetti, delle chiese e degli altri edifici di culto. Ma sarebbe "salve" anche le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati.
Sostegno
Nel testo in discussione si prevedono anche maggiori tutele sociali per i proprietari, con l'utilizzo del Fondo sociale per il clima e dei finanziamenti del Recovery.