Potrebbe essere una strategia, quella di Giorgia Meloni: parlare di immigrazione per evitare lo spinoso tema dell’economia. Così si spiegherebbe l’incidente diplomatico con la Francia, provocato da una certa “leggerezza” (o strategia) nella gestione dei rapporti con i nostri cugini d’oltreconfine. L’Italia non è il primo Paese in Europa per richieste d’asilo, non è neanche il primo paese in Europa per immigrati, e le ONG sono responsabili solo in piccola parte degli sbarchi (meno del 10%). Infine, il numero di immigrati irregolari in Italia non è correlato agli sbarchi. Gli sbarchi fanno più “rumore”, ma l’immigrazione irregolare è soprattutto causata da persone che superano i termini dei visti, arrivando con auto, aerei, treni. Si stima che gli stranieri irregolari siano circa cinque milioni, un dato in decrescita negli ultimi anni. A livello percentuale, si parla di meno dell’1% della popolazione residente. Nel Regno Unito si stima che questo dato arrivi al 2%. Il sistema di accoglienza è comunque poco funzionale. Migliaia di richiedenti asilo provenienti da Paesi in guerra, come l’Afghanistan o la Siria, non sono accolti ed integrati in modo efficace, e i centri di accoglienza sono sovraffollati. Il tema dell’immigrazione, però, rappresenta un’emergenza marginale se pensiamo all’attuale, e futura, condizione economica del Paese. Il Fondo Monetario Internazionale ha presentato al G20 uno scenario con prospettive economiche molto complesse, in particolare per l’Italia. Il debito pubblico e il rapporto debito/PIL hanno superato, per il nostro Paese, la soglia limite di guardia e il Fondo Monetario, per questa ragione, ha invitato a promuovere politiche che possano ridurre la spesa pubblica. L’Italia viene inserita nei paesi a rischio, insieme a Sud Africa, India, Spagna. Le economie di questi Paesi, però sono cresciute, mentre l’Italia ha visto un’economia stagnante e senza crescita. Una situazione allarmante, a cui sembra che la politica non voglia dare risposta. Il nostro Governo pagherà, in media, 17 miliardi in più di interessi sul debito pubblico a causa dell’aumento dei tassi sui bond. L’aumento delle pensioni peserà sui conti pubblici insieme al reddito di cittadinanza, che al momento non è ancora stato rimodulato. La mancata stabilità dei conti pubblici non è l’unico fattore di rischio per l’Italia. Anche la mancanza di trasparenza è un indicatore che viene messo in luce dal Fondo Monetario Internazionale, insieme alla lentezza dei sistemi giudiziari e alla burocrazia. L’Italia ha bisogno di riforme, immediate, nel campo dei conti pubblici, della burocrazia e del fisco. I danni che l’economia sta subendo oggi, rischiano di essere irreversibili. L’immagine della nave con i migranti, di per sé ad alto impatto, non rappresenta il quadro completo dei problemi di questo Paese, anche se fa più notizia e vivacizza il dibattito pubblico. In questa condizione, abbiamo ancora tempo per invertire la marcia, prima che sia troppo tardi.
EconomiaEconomia e trasparenza sono la vera emergenza in Italia, non gli sbarchi