Bisogna tornare indietro di un decennio. Dopo il 2014, con il record nazionale di 14.800 procedure fallimentari e acquisizioni degli immobili da assegnare all’asta, il trend è sempre stato negativo. Nel 2023, per la prima volta da allora, qualcosa è cambiato. In Italia è tornato il segno “più“: +9%. In Lombardia il rimbalzo positivo sul 2022 è stato inferiore: +6,78%. Ma l’effetto del primo anno intero dall’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (15 luglio 2022) si è comunque sentito e visto. I 13 tribunali fallimentari lombardi hanno dichiarato 1.512 procedure: 1.482 liquidazioni giudiziali e 30 fallimenti.
Nell’anno precedente, invece, segnato da 1.416 sentenze i rapporti di forza erano invertiti: 1.170 fallimenti e 246 liquidazioni. Di fatto il nuovo codice ha sostituito il vecchio fallimento con la liquidazione giudiziale, favorendo la continuità e il risanamento dell’impresa.
"Sono numeri ancora lontani dal 2019 – spiega Fabrizio Petroli, coordinatore area vertenze e procedure concorsuali Cgil Lombardia –. Tuttavia nell’ultima parte del 2023 c’è stata un’accelerazione che potrebbe proseguire nei primi mesi di quest’anno quando si potrebbero sommare tutti gli effetti della crisi dettata dal carovita".
Sei tribunali lombardi su 13 hanno fatto segnare un incremento: al di là del dato di Sondrio (+240%) influenzato da numeri molto piccoli, è Busto Arsizio, in provincia di Varese, il tribunale che ha aumentato maggiormente i provvedimenti. Tra i fallimenti precedenti al nuovo codice e le liquidazioni la crescita è stata del 58%. Al secondo posto si trova Lodi, con una variazione positiva rispetto al 2022 del 37,9%, superiore a quella di Brescia (+31,8%). Milano (+12,1%) e Bergamo (+8,1%) chiudono l’elenco dei tribunali che hanno contribuito al rimbalzo positivo delle procedure in Lombardia. Al contrario Como ha dimezzato i provvedimenti (-49,5%), mentre Pavia (-22,9%), Mantova (-21,4%) e Varese (-20,9%) hanno ridotto di poco più di un quarto l’attività.