ANDREA GIANNI
Economia

Meno fallimenti: la Lombardia stringe i denti

Milano, la crisi è pesante ma gli interventi del governo tamponano la falla. Il magistrato Alida Paluchowski: sostenere chi può ripartire e più vaccin

Mappa fallimenti

Milano, 9 aprile - La Spa leader degli affitti brevi Halldis e il bistrot Montenapoleone 14, l’impresa dello stilista Tolentino e la Srl Seeds&Chips che sull’onda di Expo era riuscita a portare a Milano Barack Obama. Sono alcune delle società, di settori piegati dalla pandemia, finite davanti al Tribunale fallimentare. La crisi è pesante ma, guardando i numeri, nel 2020 e nei primi mesi del 2021 le istanze di fallimento e le richieste di concordato preventivo registrano un calo. Un effetto delle misure del Governo che per ora hanno congelato situazioni di dissesto pronte a esplodere. Nel 2019 i Tribunali lombardi avevano emesso 2.218 sentenze di fallimento. Nel 2020 se ne sono registrate solo 1.582. Un calo del 28.7% in Lombardia, che raggiunge punte del -34,7% nel Tribunale di Milano, competente anche sulle numerose imprese attive in altri territori che hanno sede legale in città. Quest’anno, finora, nessuna impennata: circa 531 fallimenti dichiarati in Lombardia. Lo stesso scenario emerge guardando alle richieste di concordato preventivo, procedura alla quale possono ricorrere le aziende in crisi per tentare un risanamento. A Milano nel 2020 si sono registrate 106 istanze. Nel 2019 erano state 122. Quest’anno sono 30. Aumentano invece, sempre a Milano, gli accordi di ristrutturazione: già 5 nel 2021, quasi la metà del totale (11) registrato nel 2020. 

Finora il boom di fallimenti «non si è registrato», ma incombe all’orizzonte una crescita delle istanze che «potrebbe essere a pioggia». Il primo strumento per evitare il tracollo dell’economia è «una vaccinazione a tappeto» in grado di consentire una ripresa rapida e in sicurezza. Il magistrato Alida Paluchowski (foto), presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Milano, è fra i giudici in prima linea nelle situazioni di dissesto dovute anche alla pandemia. 

Come legge il calo di fallimenti? «È dovuto in parte al fatto che nel 2020, per tre mesi, non è stato possibile presentare istanza, ma ci sono anche altri fattori. A giugno ci aspettavamo un assalto alla diligenza, e avevamo predisposto un servizio straordinario con tre magistrati in servizio ogni giorno nei mesi estivi. La corsa però non c’è stata e anche nel 2021 i numeri sono contenuti». 

Per quale motivo? «Le aziende si stanno comportando con prudenza e resistono, anche grazie agli interventi messi in campo dal Governo. La crisi è pesante, ma per ora la situazione è congelata. Una grossa parte del lavoro è rappresentata anche da grandi procedure come ex Ilva, Mercatone Uno, Selta Spa e Idb (società coinvolta nella presunta truffa sui diamanti da investimento, ndr)».

È più difficile, in questo scenario, portare a buon fine piani di salvataggio? «Le procedure di concordato sono molto più complicate, tenendo presente l’obiettivo di assicurare i diritti dei creditori e il salvataggio delle imprese. Trovare investitori è più difficile perché la situazione è imprevedibile. Per questo è importante non buttare soldi per aziende che magari erano già decotte prima del Covid, ma trovare cure per quelle che possono salvarsi. In settori come quelli della ristorazione o degli alberghi di lusso, in grande difficoltà, è arduo trovare una strategia di salvataggio perché non si sa quando potranno riaprire. Poi il sistema economico era già fragile, anche perché l’Italia non ha investito in tecnologia e il Pil è asfittico da anni».

Come giudica le misure economiche messe in campo finora dal Governo? «Il Governo sta seguendo l’unica strada possibile, quella di farsi carico del peso delle perdite come in una situazione di guerra. Senza un intervento dello Stato si rischia il baratro. L’unica soluzione è tornare al più presto alla normalità, e per questo bisogna fare vaccini a tappeto. Non basta riaprire, perché se poi tornano a diffondersi i contagi si rischia un vero tracollo».

Guardando al futuro, nei prossimi mesi prevedete un aumento dei fallimenti? «Secondo le stime di Bankitalia a livello nazionale si rischiano circa 6.500 fallimenti in più rispetto agli 11mila dichiarati fisiologicamente ogni anno. Per ora non avvertiamo i segnali ma credo che sia logico attendersi un aumento, non sappiamo ancora se progressivo nel tempo o improvviso».