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Crisi del gas, le industrie italiane sono “pronte a un piano di razionamento”

Con il prezzo del gas naturale che tocca il massimo storico, Confindustria chiede al Governo di intervenire per evitare la recessione

Illustrazione di Arnaldo Liguori

Lunedì il prezzo di vendita del gas naturale sui mercati europei ha segnato un altro massimo storico, toccando quasi i 300 dollari al megawattora, cioè dieci volte tanto il prezzo dell’anno scorso. Questo ultimo aumento drammatico è causato dalla decisione dell’azienda russa Gazprom di chiudere per tre giorni il gasdotto Nord Stream, che porta gas all’Europa.

Questo avrà pesantissime ricadute sul costo, già altissimo, delle bollette luce e gas per famiglie e aziende. Le industrie, che hanno visto i costi energetici decuplicare nell’arco di pochissimo tempo, sanno già correndo ai ripari. Il presidente di Confindustria, Carlo Bononi, ha chiesto al Governo “di affrontare seriamente, immediatamente la predisposizione di un eventuale piano di razionamento. Dal primo ottobre inizia l'anno termico e le imprese non sanno ancora come dovranno affrontarlo”.

“Chiediamo – ha continuato Bonomi - un tetto al prezzo del gas e se non viene fatto in Europa, dobbiamo farlo a livello nazionale, lo stiamo chiedendo da mesi. La Germania sta studiando da tempo piani di razionamento. Noi italiani non possiamo farci trovare impreparati”.

Secondo la piattaforma europea Gie-Agsi, le scorte di gas in Italia sfiorano un confortante 79 per cento del fabbisogno invernale. Tuttavia, se le forniture di gas russo si interrompessero in agosto, le riserve europee e italiane rischierebbero di esaurirsi, innescando razionamenti e recessione.

Uno scenario che secondo un'analisi di tre economisti del Meccanismo europeo di stabilità sarebbe catastrofico per l’economia. Secondo lo studio, senza interventi sui consumi, lo stop del gas russo e i conseguenti razionamenti farebbero perdere all'eurozona il 1,7 per cento del Pil, con un impatto del 2,5 per cento per i due Paesi più dipendenti dal gas russo, cioè Italia e Germania.

Già oggi, le industrie sono costrette a limitare la produzione a causa del costo dell’energia e molte piccole aziende devono aumentare i prezzi. E nell’ultimo trimestre del 2022, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente prevede un ulteriore aumento del 100 per cento rispetto al costo attuale. In estrema sintesi, le bollette, già altissime, potrebbero raddoppiare.