Jessica Muller Castagliuolo
Economia

Giuseppe Pasini alla guida di Confindustria Lombardia: “Stop all’ideologismo green. L’innovazione il nostro futuro”

Il presidente di Feralpi sferza la Ue e rilancia: i giovani devono reinnamorarsi delle fabbriche

Emanuele Orsini (Confindustria), il neoeletto Giuseppe Pasini e il governatore Attilio Fontana

Emanuele Orsini (Confindustria), il neoeletto Giuseppe Pasini e il governatore Attilio Fontana

Milano – Le ombre sull’industria si fanno più fitte. “Veniamo da trimestri di grande rallentamento e anche la locomotiva lombarda si è fermata”. Non nasconde la sua preoccupazione il neoeletto presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Pasini, che nel suo discorso inaugurale alla Fondazione Feltrinelli, a Milano, parla di “tempi di crisi”, agitando lo spettro della “desertificazione industriale” e del rischio della “cancellazione delle eccellenze” lombarde. Pasini è a capo della Feralpi, azienda siderurgica specializzata negli acciai dell’edilizia, ed è già stato, nel 2017, presidente di Confindustria Brescia. Raccoglie il testimone dall’ imprenditore comasco Francesco Buzzella, alla guida degli industriali lombardi dal 2021 e di due aziende chimiche, Coim e Green Oleo.

Un passaggio di presidenza che trova continuità nell’individuazione di (almeno) un “nemico” in comune: “L’ideologismo green” che sta “affossando la manifattura, il cuore produttivo dell’Europa”. Parla di “politiche distruttive e folli” Buzzella, di “provvedimenti miopi” Pasini, riferendosi alle misure introdotte dalla Commissione Ue per contrastare la crisi climatica, racchiuse nel Green Deal. “Non vi nego che ho percepito un certo disagio nel sentirmi ancora a casa in questa Europa che è distante da quella che i padri fondatori avevano pensato e voluto. Forse ci siamo scordati che le fondamenta sono nella manifattura. Siamo nati dalla Ceca, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Non sono un nostalgico, ma le nostre radici ci devono ricordare la nostra identità e i nostri valori”, rincara Pasini.

La “nuova” Europa è intanto chiamata a realizzare un Patto per l’industria: “Auspichiamo che abbia molte delle soluzioni contenute nell’Agenda Draghi. Servono risorse ingenti per sostenere la transizione, ma prima di mettere mano al portafoglio l’Ue deve capire che bisogna puntare su innovazione e manifattura. Vogliamo vedere i nostri giovani innamorarsi nuovamente delle fabbriche”, afferma Pasini. La perdita di competitività, il rallentamento della manifattura, la crisi dell’auto, la mancanza di produttività dell’industria italiana degli ultimi 22 mesi, il prezzo dell’energia e, in particolare, del gas, “l’inferno demografico”, l’esclusione sociale.

Sono questi i temi sui quali torna anche il presidente di Confindustria Emanuele Orsini. Nelle sue parole, l’attacco all’Europa è frontale: “La presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen dica cosa vuole, perché, se vogliamo andare avanti a salvaguardare l’industria, dobbiamo pensare che quel Green Deal debba essere per forza cambiato”. La “neutralità tecnologica” e lo snellimento della burocrazia sono i cardini dai quali ripartire secondo il presidente. C’è poi esigenza di “fare presto” su almeno due punti: disaccoppiare il costo delle fonti fossili da quelle delle rinnovabili e, al contempo, cancellare le sanzioni per l’automotive.

Intanto il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, di ritorno da Bruxelles, si dice preoccupato, almeno per due motivi. Primo, le scelte Ue sui fondi legati alla coesione, che dovrebbero essere distribuiti non più a livello territoriale ma nazionale. Secondo, la possibilità che sulle politiche green non si cambi rotta. “Se così fosse, dovremmo combattere duramente”, conclude Fontana, a suggellare un clima che fatica a distendersi.