Monza – Internet delle cose, intelligenza artificiale, cloud, robotica, realtà aumentata, produzione additiva e piattaforme online stanno cambiando il modo di lavorare, ridefinendo il futuro del lavoro, la tipologia dei posti del lavoro, la loro organizzazione e gestione. Tanti i pro e i contro della tecnologia. I primi dati Esener (Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro) mostrano che i lavoratori da remoto segnalano un aumento del carico di lavoro del 33%, della velocità o ritmo di lavoro determinato dalle tecnologie digitali del 61%, dell’isolamento sociale (56,8%), con maggiore frequenza rispetto al totale dei lavoratori.
D’altra parte, Ugo Cardamone, responsabile servizio prevenzione, protezione e sicurezza di STMicroelectronics di Agrate sottolinea i vantaggi della digitalizzazione che "azzera i tempi di spostamento e riduce il traffico, facilita il lavoro alle piccole imprese, agevolando la nascita di start-up, mette in comunicazione più apparecchi in casa, permettendo di far lavorare insieme più dispositivi". "La tecnologia dei droni in continua espansione – ricorda Cardamone – permette di inviare la macchina a fare rilevazioni e riparazioni in posti difficilmente accessibili e pericolosi per l’uomo. In sviluppo per i cantieri il nuovo elmetto che rileva temperature, parametri vitali, raffresca la testa e offre una visione ampliata".
Sul versante opposto, Massimiliano Pavan (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) di Network Contact, ha ricordato come dalla pandemia in poi, "lo sviluppo del lavoro da remoto abbia ridotto i confini tra lo spazio di lavoro e quello di vita: il tavolo della cucina diventa scrivania e spazio conviviale. Risultato: si mangia davanti al pc, senza mai staccare. Crea sovraccarico di lavoro per la reperibilità illimitata".
Per questo, denuncia, "sono in aumento stati d’ansia, attacchi di panico, ipertensione, disturbi gastrici, disturbi cardiocircolatori. Si lavora su sedie non ergonomiche che perciò causano danni posturali e ambienti mal illuminati che portano alla riduzione della vista. "Noi siamo cresciuti con la Dad, la didattica a distanza – racconta invece Laura, una studentessa dell’Istituto Meroni di Lissone –, abbiamo fatto l’esame di terza media in Dad. Ci siamo dovuti adattare alla modalità digitale che in quel periodo era diventata l’unico modo di studiare, apprendere e accostarci a una nuova progettualità. Ma questo mi ha stimolato a iscrivermi al Meroni, indirizzo Grafica".