“La nostra coinquilina è svenuta 4 volte in pochi minuti, abbiamo chiamato l’ambulanza, non erano disponibili, così l’ospedale ha inviato un’auto di Uber”. Il racconto è di Nicolò, cittadino italiano residente a Londra. La capitale del Regno Unito sta attraversando un momento di estrema difficoltà per la mancanza di personale sanitario: l’emergenza si è toccata con mano nei giorni di Natale, quando al ridotto numero di operatori si è aggiunto lo sciopero del personale delle ambulanze. Lo scontro è tra i sindacati, che chiedono maggiori tutele e un innalzamento degli stipendi, e il governo. La condizione del NHS, il Sistema Sanitario Nazionale Britannico è critica: l'NHS vive da molto tempo un problema di scarsità di lavoratori, una condizione precedente la pandemia che presenta analogie con l’Italia, dove ancora oggi non sembra essere data una soluzione al crescente problema della mancanza di medici.Nel Regno Unito, a settembre 2022, erano 133.446 i posti vacanti nell'assistenza. Il valore più alto da giugno 2018. La percentuale maggiore di posti vacanti rimane nel settore infermieristico, con 47.496 posti non coperti (11,9% di tutti i posti vacanti), secondo i dati di NHS Digital- NHS Workforce Statistics. L'assistenza viene fornita da team multidisciplinari, quindi la carenza di personale infermieristico ha un impatto diretto sulla forza lavoro dei medici, che devono assumersi un carico di lavoro maggiore.La scarsità di personale crea un circolo vizioso: le carenze producono un ambiente stressante, che aumenta la pressione sul personale esistente, favorendo a sua volta un maggiore turnover e assenze. Non solo, medici e infermieri lamentano, da tempo, i problemi legati al crescente costo della vita nel Regno Unito. La crisi di personale è accentuata da queste ragioni sistemiche. Questa condizione si traduce in forti disagi per i cittadini: manca il personale, mancano le vetture. Nei giorni successivi a Natale, i tempi di risposta delle ambulanze per le chiamate d'emergenza, come per ictus e infarti, sono raddoppiati rispetto a due anni fa e la minaccia di nuovi scioperi nel 2023 prosegue. 4 medici su 10 vogliono lasciare il posto in UK: l’allarme del sindacatoIl 40% dei “junior doctors”, medici in formazione, sta pianificando attivamente di lasciare il servizio sanitario nazionale non appena riusciranno a trovare un altro lavoro. Il dato è stato rivelato da un'indagine della BMA, la British Medical Association, sindacato di medici nel Regno Unito.Nel sondaggio, pubblicato nell'ambito del messaggio di Capodanno del presidente del consiglio della BMA, il professor Phil Banfield, la scarsa retribuzione e le condizioni di lavoro sono state tra le principali ragioni che spingerebbero i medici in formazione a lasciare il servizio. Il desiderio di lavorare all’estero è espresso da oltre un terzo dei medici, con l’Australia come destinazione principale. "Se il nostro governo non agisce subito, ci sarà un esodo di medici in formazione verso l'estero. I medici che resteranno nel NHS dovranno affrontare un carico di lavoro sempre maggiore, fino a quando non sentiranno di avere altra scelta se non quella di andarsene anche loro o di rischiare un esaurimento” è stato il grido di allarme del dottor Vivek Trivedi, presidente del comitato dei medici in formazione della BMA. Un allarme e un monito, anche per la situazione italiana.
EconomiaIn Regno Unito mancano medici e infermieri: le analogie con l’Italia e il rischio collasso