"IL DIGITALE è stata l’arma più usata dalle piccole imprese per far fronte alle restrizioni imposte dalla pandemia – esordisce il Presidente di Confartigianato Marco Granelli (nella foto nel grafico)–. E la nostra confederazione ha calcolato che prima della crisi scatenata dal Covid vendeva beni o servizi attraverso il web l’8,8% delle piccole imprese. Oggi la quota di micro e piccole imprese che usa il commercio elettronico è raddoppiata ed è pari al 16,9%. Praticamente 122mila imprese in più utilizzano l’e-commerce".
La pandemia, dunque, ha svolto il ruolo di significativo acceleratore della transizione digitale delle Pmi?
"La pandemia ha accelerato una tendenza che da tempo riguarda tutti i settori della piccola impresa: l’innovazione digitale è entrata anche nei laboratori più tradizionali e gli artigiani usano le tecnologie come la stampa 3D, la robotica, l’Internet delle cose e la realtà aumentata per lavorare meglio, per potenziare la qualità e l’unicità dei loro prodotti".
Quali i casi e le applicazioni concrete?
"Vale, ad esempio, per gli orafi che realizzano gioielli frutto di una tradizione millenaria e che, grazie alle stampanti 3D, possono spingersi oltre il limite della creatività. Vale per il falegname che, grazie al braccio robotico, ha eliminato sprechi e reso più efficiente un lavoro ripetitivo come la verniciatura dei serramenti. Senza dimenticare gli artigiani calzaturieri che, senza muoversi dal proprio laboratorio in Italia, grazie al foot scanner e a Internet, realizzano scarpe su misura che calzano a pennello per clienti distanti migliaia di chilometri in tutto il mondo. Per stare nel campo della moda, i piccoli imprenditori, durante la pandemia, hanno ‘inventato’ le fiere digitali per continuare a promuovere e a vendere i capi d’abbigliamento made in Italy nel nostro Paese e all’estero".
Siamo, insomma, all’artigiano 4.0.
"Dalla manifattura ai servizi, la rivoluzione tecnologica riguarda, ad esempio, la domotica: se la casa del futuro sarà tutta ‘connessa’ e ‘in rete’ servono i cyber-idraulici ed i tecno-elettricisti in grado di installare ed effettuare la manutenzione degli elettrodomestici ‘intelligenti’, dalla lavatrice telecomandata al frigorifero che fa la spesa da solo. Lo stesso vale per l’automotive dove i meccatronici sono l’evoluzione di meccanici ed elettrauto impegnati nella cura di veicoli pieni di tecnologia. Gli esempi sono infiniti e ci dicono tutti che artigiani e piccoli imprenditori sono capaci di coniugare con le tecnologie digitali la tradizione, il saper fare, la creatività, il gusto, il fatto su misura, vale a dire le caratteristiche che da sempre fanno grandi nel mondo i prodotti delle imprese italiane a valore artigiano".
Uno degli assi del Recovery Plan è quello che riguarda specificamente la transizione digitale: che cosa vi attendete?
"La missione del Piano dedicata alla digitalizzazione rappresenta una grande opportunità per spingere i piccoli imprenditori in un percorso di sviluppo avviato. Su due fronti. Il primo riguarda la trasformazione in profondità della Pubblica Amministrazione attraverso la digitalizzazione, l’uso del cloud, l’interoperabilità tra gli enti, la cybersecurity. I rapporti tra Pa ed imprese dovranno diventare completamente digitali e all’insegna del principio del ‘once only’ che obbliga la PA a non chiedere all’impresa o al cittadino informazioni già in suo possesso. Inoltre, va realizzato un censimento digitale dei procedimenti finalizzato a sopprimere gli adempimenti non più necessari e a ridurre tempi e costi burocratici a carico degli imprenditori".
Il secondo fronte?
"Il secondo ambito nel quale deve agire il Piano è rappresentato dall’innovazione e dalla digitalizzazione del sistema produttivo. Si tratta di potenziare il programma Transizione 4.0 con misure ad hoc per le micro e piccole imprese finalizzate a valorizzare le loro capacità creative ed adattive nei tantissimi campi in cui operano, favorendo non soltanto l’upgrade tecnologico ma anche la formazione ed il trasferimento delle nuove competenze, a partire da quelle del titolare dell’azienda. Ma altrettanto rilevante è la riforma della proprietà industriale per favorire la promozione commerciale ed economica dei brevetti con incentivi pubblici sia per le singole imprese che per le reti di imprese".
In primo piano, però, è anche il nodo delle reti e delle infrastrutture immateriali da sviluppare.
"Su tutto domina la necessità di potenziare le infrastrutture di connessione digitale messe a dura prova dall’impennata nell’utilizzo durante la pandemia. Va colmato uno dei tanti ritardi del nostro Paese perché la connettività è un fattore chiave per la competitività delle imprese. Oggi la quota di imprese italiane che utilizzano banda ultralarga è del 37,4%, dodici punti e mezzo inferiore al 49,9% della media dell’Unione europea. Il Recovery deve finalmente riuscire ad allinearci al resto d’Europa".