PIÙ DI 150 MILIARDI DI EURO. È la cifra che ogni anno le famiglie italiane spendono per acquistare le polizze assicurative, sia quelle sulla Vita (113 miliardi), che quelle contro i danni (37 miliardi di euro). Il mercato è ricco ma le compagnie che vendono le polizze non devono adagiarsi troppo sugli allori. Anche l’industria assicurativa, come molti altri settori, è infatti interessata dall’avvento delle tecnologie digitali, che possono portare alla nascita di nuovi player e cambiare i rapporti di forza sul mercato. Per rendersene conto basta dare un’occhiata ai dati e alle ricerche realizzate dal Politecnico di Milano sul business del fintech e dell’insurtech, cioè su quel variegato insieme di attività legate alle nuove tecnologie digitali, applicate al mondo finanziario e assicurativo. Il Politecnico ha creato al proprio interno un vero e proprio Osservatorio Fintech&Insurtech, che collabora costantemente con l’associazione di categoria del settore: la Italian Insurtech Association (IIA), sigla che riunisce più di 200 player del mercato assicurativo.
A partire da oggi fino a domani, 21 settembre, questa associazione ha organizzato la seconda edizione dell’Italian Insurtech Summit, in cui verrà presentata una ricerca approfondita sul settore e sulle sue prospettive. Ne è emerso che oggi gli italiani che acquistano una polizza assicurativa sono sempre più spesso consumatori digitali, cioè persone che utilizzano Internet, il computer o il telefonino senza utilizzare i canali tradizionali come le agenzie. Nello specifico, già oggi i consumatori digitali rappresentano il 32% del target assicurativo. Percentuale destinata a crescere fino ad arrivare all’82% nell’arco di un decennio. Contemporaneamente, secondo i principali istituti di ricerca, l’offerta di polizze digitali in Europa crescerà di almeno il 30-40% nell’arco di 10 anni. Con un risultato: nel 2030, per certi tipi di coperture assicurative come quelle sulla mobilità, i viaggi, la protezione della casa o contro gli infortuni, quasi un prodotto assicurativo quattro (se non di più) sarà completamente digitale. C’è dunque la necessità per le compagnie di investire in tecnologia e innovazione visto che, essendo acquistabili facilmente e in tempi rapidi, le polizze digitali potrebbero appunto favorire l’ingresso sul mercato di nuovi player alternativi alle imprese assicurative più tradizionali. Tuttavia, le compagnie italiane non sembrano essersi rese pienamente conto di questa minaccia competitiva.
Altri interessanti dati di mercato sono quelli dell’Insurtech Investment Index (aggiornato al 30 Giugno 2021) che misura il livello degli investimenti effettuati in Italia nel mondo dell’insurtech. Il loro valore, nel primo semestre del 2021, ha raggiunto complessivamente i 60 milioni di euro, con una crescita di oltre il 20% rispetto allo stesso periodo del 2020. L’incremento è a due cifre ed entro la fine dell’anno gli investimenti italiani nell’insurtech supereranno probabilmente il 100-120 milioni. Si tratta comunque di una cifra ben modesta rispetto agli oltre due miliardi che si registrano invece in ciascuno dei maggiori paesi europei, dalla Gran Bretagna alla Germania, passando per la Francia. Anche la Spagna fa molto più di noi, con investimenti annui nell’insurtech di oltre 200 milioni di euro. La spiegazione di questo gap con il resto del Vecchio Continente sta nel fatto che in Italia le aziende assicurative prediligono ancora sviluppare internamente la maggior parte delle loro soluzioni tecnologiche, ricorrendo in maniera marginale all’investimento in startup che operano nell’insurtech.
Se si guarda al primo semestre del 2021, per esempio, si scopre che soltanto il 22% delle compagnie ha effettuato in sei mesi almeno un investimento di questo tipo, mentre il 66% ha avviato almeno un progetto interno e l’80% ha realizzato almeno una partnership con startup o altri player dell’innovazione. Il 58% delle compagnie ha poi dichiarato di non aver effettuato alcun investimento in startup e, secondo le loro previsioni, la situazione non cambierà nella seconda metà dell’anno. Ad aggravare lo svantaggio italiano rispetto agli altri Paesi sono inoltre le competenze digitali nel settore assicurativo. Solo il 34% delle compagnie intervistate ritiene infatti gli asset tecnologici interni adeguati a far fronte alle sfide del mercato, rispetto al 66% della media europea.