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Economia

Sei già ricco ma non lo sai, Riccardo Spada: “Ecco come investire in totale autonomia”

Dopo il podcast The Bull, è uscito il primo libro, un manuale per prendere in mano la gestione del proprio capitale. Diversificazione, tempo e pazienza: una filosofia per il lungo periodo

RICCARDO SPADA_SFONDO BIANCO

Riccardo Spada, autore del libro Sei già ricco ma non lo sai (edito da Rizzoli)

Milano – L’inflazione, che nel tempo erode il valore del denaro. Il debito pubblico, che porta a tasse sempre più alte. Le pensioni, che sono sempre inferiori all’ultimo stipendio. E i salari, la cui crescita è congelata da decenni. Uno scenario problematico, di fronte al quale sembra sempre più necessario investire i propri risparmi in modo oculato e consapevole. O almeno, questa è l’idea alla base di Sei già ricco ma non lo sai, il primo libro di Riccardo Spada, il noto podcaster autore di The Bull, il più seguito in Italia sul tema dell’informazione finanziaria. Un’esperienza che Spada porta ora sulla carta stampata, offrendo al pubblico un manuale di base che insegna come prendere in mano la gestione del proprio capitale. Perché “investire non è più una semplice scelta: è l’unica via possibile per affrontare il domani con serenità”.

Partiamo dal titolo: perché siamo già ricchi senza saperlo?

“Perché la finanza non è una cosa solo per chi ricco lo è già: abbiamo tutti enormi potenzialità per incrementare il nostro patrimonio e costruirci una vita finanziariamente più serena”.

Perché consiglia la finanza personale anziché affidarsi a banche e professionisti vari?

“Le banche e le consulenze esterne presentano dei costi che vanno a erodere il rendimento dei propri investimenti e che possono essere abbattuti imparando a gestirsi da soli i propri risparmi”.

Quali strumenti consiglia?

“Propongo la filosofia dell’investimento passivo, che è nata negli Stati Uniti negli anni ‘70 e oggi è quella dominante. Presuppone l’utilizzo di strumenti a bassissimo costo, soprattutto gli Exchange-traded fund (Etf): sono grossi contenitori di azioni, obbligazioni, materie prime, che non chiedono all’investitore di prendere decisioni finanziarie specifiche. Danno cioè la possibilità di investire in maniera diversificata, non su singole aziende ma su tutto il mercato azionario globale, portando a casa il rendimento medio, che nel lungo termine è positivo. È una filosofia che fa diventare ricchi nel lungo periodo”.

E in concreto come si fa?

“Basta avere accesso a un conto titoli, che viene offerto dai broker o da qualunque home banking: nel libro spiego come capire qual è la ricetta più adatta alle proprie esigenze”.

In base a quali fattori cambia questa ricetta?

“Soprattutto in base ai propri obiettivi e alla propensione al rischio. Ogni investimento ha un rendimento maggiore quanto più rischio comporta, cioè quanto più l’andamento nel breve termine è poco prevedibile. Chi ad esempio ha l’obiettivo di comprare casa entro due anni non potrà permettersi una grossa assunzione di rischio, perché deve essere sicuro che il suo patrimonio resterà intatto: nel breve termine conviene un’esposizione maggiore verso le obbligazioni. Chi invece ha obiettivi più a lungo termine può permettersi una maggiore tolleranza verso frequenti sbalzi di valore del proprio portafoglio, e può propendere per un’esposizione azionaria più spinta: le azioni sono più rischiose, però rendono di più. L’importante, comunque, è investire in maniera diversificata”.

In linea generale ci sono strumenti finanziari da evitare?

“Tutti gli strumenti possono avere un senso, purché si comprenda a cosa servono e come funzionano. L’altro consiglio è di prediligere quelli non troppo costosi: ci sono prodotti fatti per raggiungere lo stesso risultato ma a fronte di costi molto più alti. Ad esempio, un fondo comune di investimento costa 10-30 volte più di un Etf che fa la stessa cosa, perché i fondi sono gestiti dalle banche che hanno tanti intermediari in mezzo”.

Lei ha mai fatto errori di investimento o subito perdite significative?

“No, perché questa filosofia è orientata nel lungo termine, quindi il concetto di perdita è relativo: sono momenti temporanei in cui il mercato ha delle flessioni, il che è fisiologico. Le perdite significative capitano invece a chi fa scommesse, a chi acquista molte azioni di un’azienda che poi fallisce”.

Lei che tipo di investitore è?

“Lo stesso che racconto nel libro: ogni mese investo in Etf il risparmio che posso permettermi in base ai miei guadagni e alle mie spese. Certo, ho dei “bias“, ma li contrasto razionalmente: gli errori più classici sono l’idea di dover vendere a tutti i costi quando c’è una flessione nel mercato, e dall’altro lato il voler salire a tutti i costi su quelli che sembrano i treni vincenti. Invece conviene mantenersi sul proprio piano senza guardarsi troppo in giro”.

Perché ha deciso di condividere la sua esperienza?

“All’inizio della mia attività ho commesso errori legati alla paura di investire i miei soldi, ma poi mi sono pentito di non aver iniziato prima. E allora ho deciso di raccontare quello che avrei voluto mi venisse raccontato 10-15 anni fa”.

Perché l’Italia manca di cultura finanziaria?

“Credo sia un fatto culturale. Negli Stati Uniti l’educazione finanziaria è una questione di sopravvivenza: lì è semplice perdere il lavoro, non esiste il concetto di pensione come è da noi, quindi gli americani investono per provvedere al proprio sostentamento. E poi quello americano è il mercato finanziario più grande del mondo, quindi si è più portati a conoscerlo, mentre il nostro è piuttosto piccolo. Tipicamente gli italiani investono nei Btp o nell’acquisto della seconda casa da mettere in affitto, ma così violano il principio cardine: quello della diversificazione”.

Ultimamente c’è un proliferare di creator, youtuber e pagine social che fanno educazione finanziaria. Cosa ne pensa?

“Più viene diffusa, meglio è. Ma Internet è pieno di truffe: bisogna diffidare da chi promette soldi facili, perché servono tempo e pazienza”.