ANDREA GIANNI
Economia

La road map delle imprese tra donne, tecnologia, green: innovazione a tappe forzate. “E basta perdere i giovani”

Avanzata femminile nei settori scientifici e tecnici. Transizione verde, caccia alle competenze. La presidente di Aldai-Federmanager: "Più welfare per frenare denatalità e fuga dei cervelli"

La road map delle imprese. Donne, tecnologia, green: innovazione a tappe forzate

Le aziende puntano le loro carte sulle competenze green e tecnologiche. Nella partita dell’innovazione le donne stanno conquistando spazi, e in futuro giocheranno sempre di più un ruolo chiave: in Lombardia, secondo i dati di Unioncamere, sono duemila in più rispetto all’ultima rilevazione le imprese femminili che si occupano di attività professionali, scientifiche e tecniche, settore ancora a prevalente partecipazione maschile. Temi messi sul tavolo dalla presidente di Aldai, l’associazione lombarda dei manager affiliata a Federmanager, Manuela Biti. Associazione che domani si riunirà in assemblea, con il rettore della Bocconi Francesco Billari tra i relatori, in una città che sta affrontando la transizione e si prepara alle prossime sfide anche alla luce dell’inverno demografico. "Milano, come la Lombardia e l’Italia tutta, stanno soffrendo una situazione complessa, dal tema lavoro alla difficoltà di trovare sul mercato le competenze necessarie alle nuove sfide poste dall’innovazione", sottolinea Biti. "Da una parte bisogna agire sulla leva del welfare con strumenti innovativi che permettano di conciliare il lavoro con le esigenze familiari e incentivare le nascite – spiega – dall’altra è necessario frenare la fuga di cervelli, creando condizioni accessibili per i giovani".

Nei prossimi anni, infatti, le aziende avranno sempre più bisogno di competenze e risorse qualificate. Secondo dati Excelsior, le aziende che hanno investito in competenze green sono in continua crescita: nel 2018 erano il 49,4% del totale, e sono passate al 56,4% nel 2023. Nel prossimo quinquennio impiegheranno 2,3 milioni di nuovi lavoratori. E un’accelerazione analoga sta riguardando le competenze digitali, come l’uso di tecnologie internet, di strumenti di comunicazione visiva e multimediale. Competenze che tra il 2024 e il 2028 si stima saranno richieste a circa 2,1 milioni di occupati.

"La transizione è già in atto – spiega Biti commentando i dati – siamo abituati a porla come un obiettivo indispensabile per il futuro, ma le aziende sono spesso più avanti e lo dimostrano con i fatti. Un’altra bella notizia è che le donne sono in prima linea nell’innovazione. Secondo Unioncamere sono oltre duemila in più le imprese femminili che si occupano di attività professionali, scientifiche e tecniche, con un tasso di femminilizzazione di queste aziende che nel 2023 sfiora il 20%. E la Lombardia con circa 182mila imprese è di gran lunga in prima posizione tra le regioni". Resta, però, ancora tanta strada da percorrere, perché il "gender gap è un problema per il sistema Paese" e la disparità tra uomini e donne nel mondo del lavoro è "ingiusta e dannosa per tutti".

"Se il tasso di occupazione femminile dovesse raggiungere entro il 2050 quello maschile – aggiunge Biti – il Pil del nostro Paese potrebbe salire di circa il 12%, come ha ricordato la professoressa dell’università Bocconi Paola Profeta a un recente convegno". Una fase di transizione, quindi, anche per i manager, in un continuo aggiornamento delle competenze. Sfida al centro della misura che Aldai-Federmanager ha promosso a livello regionale insieme a Confindustria con Regione Lombardia e i partner coinvolti, tra cui Manageritalia e Confcommercio, per favorire il reinserimento dei dirigenti rimasti senza occupazione. Sempre secondo dati Excelsior, al 57% dei dirigenti appena assunti in Lombardia è stata richiesta come prima skill l’attitudine all’innovazione, "più ancora della capacità di gestione e coordinamento".

Un dato che rappresenta il cambiamento di mentalità e l’evoluzione in atto nel mondo del lavoro. Al primo posto tra le competenze richieste dalle aziende lombarde ci sono, in generale, proprio "l’applicazione di soluzione creative e innovazione". "La “madre di tutte le transizioni” è oggi la sfida posta dall’intelligenza artificiale, che rappresenta ormai la frontiera primaria dell’innovazione – conclude Biti –. Purtroppo l’Italia sconta un certo ritardo a livello europeo. Dai dati Eurostat disponibili relativi al 2021, l’Italia si posizionava solo al 16° posto tra i paesi dell’Unione Europea, con il 6% delle imprese italiane con almeno 10 dipendenti che utilizzano almeno una tecnologia IA. Ma purtroppo dall’anticipazione dei dati del 2023 questa quota è scesa ulteriormente al 5%. Di questo problema sono consapevoli, naturalmente, i manager".