Manovra 2025, pensioni anticipate come nel 2024. Incentivi fiscali per chi resta

Il Documento di programmazione e bilancio conferma gli annunci. Restano Quota 103, Ape sociale e Opzione donna. Misure per favorire la permanenza a lavoro. Giorgetti: “C’è rivalutazione piena, stop alla sterilizzazione”

Roma, 16 ottobre 2024 –  Non cambiano nel 2025 le modalità per andare in pensione. Il Documento di programmazione e bilancio inviato dall’Italia a Bruxelles, conferma quanto già anticipato ieri sulla bozza della nuova manovra. Rimangono tali e quali le uscite anticipate, la novità sono invece gli incentivi per restare.  “In materia pensionistica sono prorogati, per il 2025, gli interventi di flessibilità quali Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 e quelli in materia di pensioni minime – si legge nel DpB –  Sono previste inoltre misure per favorire la permanenza al lavoro al raggiungimento dei requisiti di età per la pensione”.  Rassicurazioni sull’adeguamento degli assegni ai prezzi. “C’è una rivalutazione piena –  ha detto oggi Giorgetti in conferenza stampa – la rivalutazione delle minime. Il meccanismo di sterilizzazione che era in vigore non c’è più”. 

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Pensioni 2025, le ultime novità in manovra (foto Ansa)

Quota 103, Ape sociale e opzione donna confermate

La pensione di vecchiaia dunque resta regolata dalla Legge Fornero: i requisiti sono età anagrafica 67 anni, contributi minimi maturati 20 anni, validi per uomini e donne, per il pubblico e per il privato. Anticipare sarà possibile con la cosiddetta Quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi), Opzione donna –  la flessibilità concessa alle donne ‘caregivers’, invalide e disoccupate a condizione che abbiano raggiunto i 61 anni di età (con sconti di un anno per ogni figlio) e i 35 di contributi – e Ape sociale, che attualmente prevede l’uscita a 63 anni e cinque mesi di età con 30 anni di contributi per i disoccupati, invalidi al 74% e caregivers, 32 anni per i ceramisti, e 36 anni per tutti gli altri lavoratori che hanno svolto mansioni classificate come “gravose”. 

Gli incentivi fiscali per chi resta

Il governo però vuole disincentivare l’uscita offrendo vantaggi a chi resta. Quella che era solo un’idea del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti viene messa nero su bianco nel Documento inviato a Bruxelles. Si tratta di vantaggi di tipo fiscale (un esonero contributivo con aumento di stipendio netto), già distribuiti nel 2024 con il bonus Maroni, che verrebbe quest’anno rinforzato.

"Stiamo perfezionando quelli che sono gli incentivi di carattere fiscale a chi vuole rimanere sul luogo di lavoro – spiegava qualche giorno fa Giorgetti –  Questo risponde non semplicemente a un’esigenza di finanza pubblica, ma se vogliamo anche a quello che è anche il desiderio di realizzazione delle persone”.

Giorgetti pensa in particolare a professioni dove le competenze tecniche sono difficili da sostituire. Ne gioverebbe lo Stato ma anche il singolo, sostiene.  “Su 10 persone magari 7 ambiscono a tutti costi andare in pensione e 3 magari vogliono continuare a lavorare. E prendono uno stipendio che sicuramente è più alto della pensione e magari su quello stipendio lo Stato può accettare di rinunciare a dei contributi per dare una soddisfazione economica supplementare. E’ un meccanismo che secondo me rimette la libertà personale ma nel beneficio collettivo”.