Code nei negozi di bricolage per acquistare caloriferi, stufe, pannelli isolanti. I cittadini tedeschi si preparano ad un inverno freddo e costoso, complici i rincari del gas contestuali al graduale smantellamento delle centrali nucleari (detto phase out), una scelta dettata da ragioni politiche ma che rischia di costare cara al Paese. Per comprendere scenari, rischi e possibili cambi di rotta della Germania rispetto all’uso del nucleare, abbiamo intervistato Luca Romano, fisico, divulgatore e scrittore noto nel mondo web anche come “L’avvocato dell’Atomo”. Cosa sta succedendo in Germania? La situazione di approvvigionamento energetico della Germania è critica. Proprio in questi giorni è stato approvato il piano di risparmio energetico per l’inverno, che prevede tra le altre cose lo stop all’illuminazione notturna degli edifici pubblici e dei limiti alle temperature dei condizionatori e dei riscaldamenti domestici. Ma la Germania non si dichiarava autosufficiente, anche senza il nucleare? Secondo il Ministro dell'Economia Robert Habeck, tenere aperti gli impianti nucleari non cambierebbe la situazione energetica, perché le centrali nucleari producono solo elettricità, e il grosso del gas viene utilizzato in altri settori: ma se avesse ragione, i razionamenti non riguarderebbero gli usi elettrici dell’energia. Sicuramente lo spegnimento delle centrali nucleari dovrà essere compensato con ulteriore potenza a carbone (e infatti è già stato annunciato il riavvio di altri tre impianti a lignite), ma non è affatto detto che basti. Cosa succederà nel caso si verificasse un inverno particolarmente rigido? Se l’inverno dovesse rivelarsi rigido e le temperature dovessero mantenersi fredde fino a marzo inoltrato, c’è il serio rischio che alcune regioni tedesche si ritrovino coi riscaldamenti non funzionanti. Se dovesse succedere, non so come la chiusura degli impianti nucleari potrà essere giustificata di fronte ai cittadini. In questi giorni la Germania ha lanciato alcuni stress test sui reattori. Cosa comportano? Gli stress test sono regolarmente eseguiti sugli impianti nucleari per determinare la loro resistenza in condizioni potenzialmente in grado di causare incidenti. In questo caso gli stress test riguardano la capacità dei reattori tedeschi di operare oltre i limiti temporali previsti. Non ho informazioni dirette, ma non ho ragione di credere che possano dare esito negativo: gli impianti tedeschi sono sempre stati in cima alle classifiche mondiali per l’eccellenza con cui venivano manutenuti. E allora perché promuovere gli stress test? La realtà è che Habeck sta facendo di tutto per chiudere gli impianti, perché quella è la battaglia di bandiera del suo partito, e quindi lo stress test è sia un tentativo disperato di trovare una scusa, sia un modo di prendere tempo, sperando che nel frattempo la Russia riprenda a pompare gas o accada qualche altro miracolo. Esperti che hanno visto da vicino lo status dei reattori nucleari tedeschi sostengono che non solo questi possano continuare ad operare senza problemi, ma anche che almeno due dei tre impianti spenti lo scorso anno potrebbero venire riattivati senza difficoltà. A questo punto è evidente che se la scelta di proseguire con il phase out verrà portata a termine, le ragioni saranno del tutto ideologiche.
EconomiaNucleare, l'esperto Luca Romano: la Germania senza centrali a rischio crisi energetica