Luca Zorloni
Economia

Partecipate, Eldorado lombardo: gli utili sono da record: 2,3 miliardi

L’analisi di Mediobanca. Atm ricava il 60% dei costi dai biglietti, un addetto di Trenord costa allo Stato 100mila euro

Operai di A2a multiutility lombarda che si occupa di produzione di elettricità e gas reti ciclo idrico servizi di raccolta dei rifiuti (Newpress)

Milano, 12 agosto 2015 - Se il Comune di Milano decidesse di liberarsi dell’intero portafoglio di società partecipate, incasserebbe 2,5 miliardi di euro. In Italia sarebbe quello che intascherebbe i ricavi più alti, meglio di Roma (2,1 miliardi), Torino (1,2 miliardi) e Brescia (1,6 miliardi), con la quale condivide le azioni di A2a. Se la stessa decisione fosse presa ai piani alti del Pirellone, Regione Lombardia porterebbe a casa 531 milioni di euro. E se nel complesso gli enti locali italiani liquidassero le loro azioni in società partecipate, dal trasporto pubblico agli acquedotti, dalle autostrade all’energia, dall’igiene urbana agli aeroporti, il tesoretto frutterebbe 15,8 miliardi di euro, il 17% del debito che grava sulle medesime istituzioni, e potrebbe cancellare ogni anno 520 milioni di interessi passivi sul rosso a bilancio.

Il centro studi di Mediobanca ha fatto le pulci ai conti delle aziende pubbliche locali. Ne ha prese in esame 66, con un fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro, controllate da 115 enti locali, tra comuni, province e regioni. I risultati netti, cumulati dal 2006 al 2013, staccano di netto la Lombardia dalle altre regioni: 2,3 miliardi di euro, di cui 1,5 dalla sola A2a, che è anche prima per ricavi nella classifica delle aziende. In generale, le utilities lombarde studiate dagli esperti di piazzetta Cuccia si collocano tutte nella fascia in attivo dell’elenco: Sea, con 340 milioni di euro di risultati netti tra 2006 e 2013, Milano Serravalle (210 milioni), Ferrovie Nord Milano (124 milioni), Sacbo (91 milioni), Acsm-Agam e Atm (entrambe a 30 milioni), Metropolitana milanese (14), Brescia mobilità (11), Trenord (10) e Brescia infrastrutture in pareggio. Al capo opposto, Roma, che tra Atac e Ama in sette anni perde 1,5 miliardi di euro.

I dati raccolti mostrano come, in media, le aziende del trasporto pubblico locale in Italia ricevano 55.500 euro all’anno di contributi pubblici per ogni addetto. Di fatto, spiegano da piazzetta Cuccia, è come se il dipendente non pesasse sui costi della società, visto che il sussidio statale si avvicina al salario medio annuo. In Lombardia, la più virtuosa per Mediobanca è Atm, con 43.400 euro per dipendente. Anche Brescia mobilità, che gestisce autobus, metropolitana, car sharing e noleggio bici della Leonessa, si tiene sotto la media nazionale, con 52.700 corrispettivi dallo Stato per dipendente. Il contributo pubblico più oneroso va a Trenord, che riceve 104.600 euro per addetto.

Atm e Brescia mobilità, secondo Mediobanca, hanno buone performance anche nella copertura dei costi con quelli che in gergo si chiamano «ricavi di mercato» e, di fatto, sono i biglietti. Dai ticket l’azienda milanese ricava il 59% dei fondi con cui ripianare le spese, la bresciana il 55,5%, contro una media nazionale del 35,6% e casi limite, come la Ctp di Napoli ferma al 9,4%. Meglio fa solo Avm a Venezia, con il 70,1% di quota di copertura, anche se per gli esperti di piazzetta Cuccia il picco è dovuto al prezzo più alto dei biglietti. Sui risultati gestionali delle partecipate, alla fine, contano il peso della politica e le decisioni su quanto rendere popolari i servizi, trasferendo i costi alla fiscalità generale. È il caso, precisa Mediobanca, dell’efficiente Trentino trasporti, che dai biglietti recupera appena il 16,8% delle spese.

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