
Una sede Inps (Ansa)
La riforma delle pensioni è il primo banco di prova prova per il governo dopo gli scontri che hanno dilaniato i partiti di maggioranza per la conquista del Quirinale. Gli obiettivi sono molteplici e non sono a breve termine. A cominciare dal garantire una pensione dignitosa ai giovani di oggi che possa offrire un futuro sereno anche domani. Ma anche incentivare le adesioni alla previdenza complementare e dare maggior flessibilità per il pensionamento. Temi al centro del confronto tra governo e sindacati avviato al ministero del Lavoro, cui si affianca la questione occupazione per sostenere il lavoro stabile, sfoltire i contratti più precari e malpagati, regolamentare ancora i contratti a termine. Che poi sono alla base della sostenibilità del sistema nel lungo periodo.
I consigli:
- Il calcolo online sul sito Inps con PensAMI
- Opzione Donna, in pensione a 58 anni: calcolo e requisiti
La situazione:
- Addio a quota 100
- Il ritorno della legge Fornero
- L'uscita anticipata
- Bonus giovani
- Opzione donna
- Previdenza complementare
Addio a quota 100
Il nuovo tavolo tecnico tra Governo e sindacati sulle pensioni è fissato per mercoledì 3 febbraio, quando anche la partita sul Quirinale sarà chiusa. Si tratta di un appuntamento cruciale considerando che il 31 dicembre è scaduto il triennio di quota 100 (62 anni di età e 38 di anzianità) che rappresentava uno dei provvedimenti bandiera della Lega ora alla ricerca di rivincite. Alla fine di quest'anno si concluderà anche il regime transitorio a quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi).
Il ritorno della legge Fornero
L'obiettivo condiviso è quello di evitare lo scalone provocato dal ripristino della Legge Fornero che porterebbe l'età minima d'uscita a 67 anni. I tavoli tecnici stanno cercando la soluzione. Il prossimo appuntamento è fissato per giovedì e il successivo per il 7 febbraio. Il traguardo finale è fissato per l'inizio di aprile quando il governo dovrà presenta il Dpef. L'ipotesi più gettonata parte da una età minima, con tutta probabilità 63 anni, al cui raggiungimento sarebbe consentita l'uscita anticipata.
L'uscita anticipata
Come penalizzazione è previsto il taglio della quota retributiva dell'assegno (intorno al 3% per ogni anno di anticipo rispetto all'età legale) che compensi il vantaggio di incassare la pensione per un numero maggiore di anni. Sarebbe una modifica importante che aprirebbe la strada al sistema contributivo che calcola l'assegno sulla base dei versamenti effettuati in carriera. Il retributivo invece calcola l'assegno in base agli ultimi stipendi.
Uscita a 63 anni
La proposta su cui si sta lavorando consentirebbe a tutti di uscire a 63 anni senza impattare sui conti pubblici. L'assegno sarebbe agganciato in buona parte alla contribuzione effettiva. Questo ovviamente imporrebbe ai potenziali beneficiari una riflessione attenta sulle convenienze relative considerando l'alleggerimento dell'assegno. I sindacati chiedono flessibilità ancora maggiore. Come unici paletti vogliono 62 anni di età o 41 di contributi. Un percorso opposto a quello immaginato da Draghi che appare molto orientato a privilegiare il sistema contributivo per non aggravare i conti pubblici. Significa fissare l'assegno in base a quanto si è versato.
Bonus giovani
Il problema è che con il ricalcolo contributivo l'assegno per molti lavoratori con carriere discontinue, cassa integrazione, precariato, basso salario è destinato a essere irrisorio. Sul tavolo tecnico si valuta la possibilità di riconoscere ai giovani - che rischiano di andare in pensione dopo i 70 anni e con assegni bassi -, e in generale ai lavoratori e alle lavoratrici che sono interamente nel sistema contributivo, un "bonus" che copra i periodi di formazione, di disoccupazione e di cura della famiglia. Per i sindacati questa pensione di garanzia dovrebbe raggiungere almeno i mille euro. Anche per le donne si punta a valorizzare anche i periodi di maternità ai fini pensionistici. Magari prevedendo, per l'uscita anticipata delle madri lavoratrici, uno sconto contributivo di alcuni mesi (dodici chiedono i sindacati) per ogni figlio.

Opzione donna
Opzione Donna invece, non corre rischi. Permette l'uscita anticipata alle lavoratrici che hanno compiuto 58 anni (se dipendenti) o 59 (partite Iva) con 35 anni di contributi. Fra quest'anno e il prossimo usciranno le lavoratrici nate fra il 1962 e il 1963. La platea interessata è di 17 mila donne. L'Ape sociale è stata confermata per il 2022 allargando da 15 a 23 le categorie classificate come lavori usuranti. Ad averne diritto più di ventimila i 20mila persone. Calano da 36 a 32 anni i contributi richiesti a edili e ceramisti per poter richiedere l'Ape e uscire così dal lavoro a 63 anni.
Previdenza complementare
E' una delle questione sul tavolo. L'attenzione è sulla riapertura di un semestre di silenzio assenso e di una campagna di informazione per incentivare le adesioni.