Aumentano i pensionati lombardi, per effetto sia dell’incremento dell’età che della “fuga“ verso la pensione di chi può, accelerata dopo il Covid-19. Ben 700mila, però, sono le pensioni di vecchiaia sotto i 1.000 euro e resta forte il gap tra uomini e donne.
Questo il quadro che emerge dai nuovi dati sulle pensioni vigenti nel 2023 (escluse quelle dei dipendenti pubblici) secondo l’osservatorio pubblicato ieri dall’Inps. Per quanto riguarda la Lombardia, si parla di 1.944.206 pensioni vigenti, in aumento rispetto a 1.916.257 del 2019.
Prosegue, quindi, il trend in crescita dopo il leggero calo, probabilmente legato alla mortalità della pandemia, rilevato nel 2021 (da 1.923.030 pensioni del 2020 si era passati a 1.920.613); nel 2022 c’era stata la ripresa con 1.930.138 pensionati, che ora aumentano di oltre 14mila.
Guardando all’importo medio per le pensioni di vecchiaia, quello per la Lombardia è di 1.519 euro, in aumento rispetto ai 1.342 euro del 2019. Guardando alle singole province, gli assegni medi più ricchi sono quelli della provincia di Milano (più di 1.700 euro), seguita dalle province di Lecco, Lodi, Monza (sopra i 1.500 euro). Tutte le altre province sono sotto l’assegno medio di 1.500 euro: Bergamo, ad esempio, si ferma a 1.347, Brescia è poco più di 1.400, mentre l’importo più basso si registra nella provincia di Sondrio, con 1.244 euro.
Se rispetto al passato il valore delle pensioni di vecchiaia è in crescita, persistono forti divergenze tra i vitalizi delle donne e quelle degli uomini. Solo a Milano, Lodi, Monza e Varese le pensionate possono contare su assegni medi superiori (di poco) ai 1.000 euro, mentre in tutte le altre province si è sotto quella soglia, con cifre che vanno dai 792 euro di Sondrio agli 861 euro di Bergamo ai 913 di Brescia fino ai 992 di Como.
La disparità è molto evidente se si guardano gli importi medi per gli uomini: a Milano si superano pensioni di 2.100 euro, a Brescia di 1.700, a Bergamo si è sopra i 1.680 euro, a Como si è circa a 1.800 euro, a Sondrio poco sopra i 1.600. Ovunque il distacco è netto, addirittura il doppio in province come Bergamo e Sondrio. La ragione è da trovare nel mercato del lavoro, di cui il sistema pensionistico è il riflesso: le carriere lavorative delle donne sono, in effetti, in genere più precarie, spesso contraddistinte da contratti part-time o da lunghi periodi di assenza dal lavoro (spesso per esigenze familiari). Non a caso, tra le 700mila pensioni di vecchiaia sotto i 1.000 euro in Lombardia, oltre 500 sono proprio di donne.
A loro spetta anche la quota maggiore delle pensioni per i superstiti (la reversibilità), che sono aumentate nell’importo medio (da 722 euro del 2019 a livello regionale a 805 del 2023) ma ridotte nel numero. Erano 638.829 nel 2019, sono scese a 628.957 nel 2023: il dato è l’effetto della riduzione in tutte le province, con l’eccezione di Bergamo dove sono aumentate in modo significativo (+2407).
Non da ultimo, restano le differenze tra le pensioni dei dipendenti privati e quella degli autonomi. Nel 2023 l’importo medio per i privati è di 1.713 euro, mentre autonomi e parasubordinati hanno assegni medi di meno di 1.100 euro. Tra le province, i più “ricchi“ sono i pensionati privati sempre nella provincia di Milano (1.927), seguita a breve distanza da Lodi e Lecco con pensioni tra i 1.600 e i 1.800 euro. Male va ai pensionati di Sondrio e Bergamo, fanalino di coda con poco più di 1.100 euro, mentre Brescia si ferma a importi medi di 1.660 e Sondrio a 1.460 euro. Tra autonomi e parasubordinati non si va oltre i 1.444 euro medi di Bergamo, mentre Sondrio è in fondo alla classifica con 973 euro medi.