A gennaio 2023 sono scattati gli aumenti delle pensioni. Ma non per tutti. O meglio, sono scattati per tutti (in misure diverse a secondo la cifra percepita) ma solo ad alcuni sono arrivati già a gennaio. Per gli altri (chi prende le "pensioni più alte") gli aumenti dovevano arrivare a febbraio. Ma così non sarà. Vediamo cosa è successo e cosa Il Giorno è riuscito a sapere ed è in grado di anticipare (è infatti atteso un comunicato Inps nelle prossime ore).
Gli aumenti delle pensioni nel 2023
Il governo Draghi, prima, e la Manovra dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni, poi, hanno stabilito una serie di aumenti delle pensioni. Incrementi legati all'adeguamento all'inflazione, in primis, e l'innalzamento delle pensioni minime. Aumenti che sono scattati a partire dal 2023. Le pensioni sono state adeguate all'inflazione. Un dato che, in base ai calcoli Istat, è stato fissato al +7,3% per la rivalutazione delle pensioni nel 2023. La Legge di Bilancio 2023 ha però stabilito, la modifica dello schema di applicazione della rivalutazione sui diverse importi: non ci saranno più tre scaglioni, come previsto dal Governo Draghi, ma sei. Un meccanismo in base al quale più sono alte le pensioni mano cresceranno percentualmente.
I pagamenti di gennaio
Quindi a gennaio milioni di pensionati attendevano una pensione più ricca. Così non è stato. Almeno per alcuni. La conferma era arrivata dal responsabile delle politiche previdenziali della Cgil, Ezio Cigna: "Dopo la circolare 135 del 2022 dell'Inps non sono arrivate ulteriori informazioni. Dunque gli aumenti a gennaio sono stati versati solo ad alcuni pensionati. Non a tutti".
A chi sono stati pagati gli aumenti
Ha già ricevuto gli aumenti a gennaio chi fino al 2022 percepiva una pensione inferiore ai 2.101,52 euro lordi (quattro volte il trattamento minimo)
Chi non ha avuto gli aumenti a gennaio
Chi percepisce una pensione mensile superiore a 2.101,52 euro lordi non ha invece avuto gli aumenti. Incrementi che avrebbero dovuto essere versati (arretrati compresi) a partire da febbraio. Ma così non sarà.
I primi dubbi
A scoprire che qualcosa non andava sono stati alcuni pensionati che prendono più di 2.101 euro. Anche se la pensione viene versata a febbraio, infatti, nel cassetto personale sul sito dell'Inps si possono già consultare i cedolini. Ed è proprio guardando questi cedolini che qualcuno si è accorto di avere la stessa cifra (o giù di lì) del mese precedente. Niente aumenti, dunque. Un mancato aumento che non sarebbe riconducibile a un errore individuale (può capitare).
I motivi
A gennaio l'Inps aveva applicato gli aumenti solo a chi percepiva le pensioni sotto i 2.100 euro perché per queste gli adeguamenti Istat non variavano dalla "riforma Draghi" alla legge di Bilancio. Per le cifre superiori, con questo passaggio, invece c'erano dei calcoli e adeguamenti più complessi da fare con "il rischio di versare cifre indebite che poi sarebbero state chieste indietro", spiegò sostanzialmente l'Inps in una circolare, specificando che "gli adeguamenti per gli altri sarebbero scattati il primo mese utile". In questo caso il primo mese utile sarebbe stato febbraio. Ma anche per febbraio i tecnici non sarebbero riusciti ad adeguare i sistemi di calcolo e per evitare errori si sarebbe deciso di far slittare nuovamente il versamento della pensione rivalutata (gli aumenti), a questo punto si spera ragionevolmente a marzo, arretrati compresi.
La circolare Inps di gennaio
"L'articolo 2 del decreto 10 novembre 2022 - spiega una nota del'Inps -, emanato dal ministro dell'Economia e delle Finanze, di concerto con il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha stabilito che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per il 2022 è determinata in misura pari al 7,3% dal 1° gennaio 2023. Il Disegno di Legge di Bilancio 2023 prevede interventi volti a rimodulare le modalità di attribuzione della rivalutazione automatica per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il trattamento minimo. Al fine di evitare la corresponsione di somme potenzialmente indebite, pertanto, la rivalutazione è stata attribuita in misura pari al 100% a tutti i beneficiari il cui importo cumulato di pensione sia compreso nel limite di quattro volte il trattamento minimo in pagamento nel 2022 (pari a 2.101,52 euro)".