
Una badante e un'anziana in un'immagine d'archivio
In Lombardia vivono 2,3 milioni di over 65. Secondo l’Istat, nel 2033 diventeranno 2,8 milioni, il 20,7% in più. Anche la quota della popolazione con oltre 80 anni è destinata a crescere da 759mila a oltre 897mila (+18,2%). Nel 2024 in sette capoluoghi di provincia su dodici - Como, Cremona, Lecco, Mantova, Pavia, Sondrio e Varese - un residente su dieci ha 80 anni. Bergamo, Brescia e Milano sono a un passo da questo traguardo. Se l’invecchiamento è il segnale positivo di un’aspettativa di vita che si allunga, l’aumento di anziani determina un incremento del fabbisogno di assistenza sanitaria. Sempre fonti Istat contano in Lombardia circa 562mila non autosufficienti. In molti casi il ricovero in una Rsa (Residenze socio-sanitarie per anziani) diventa un obbligo: stando ai dati forniti dallo Spi Cgil Lombardia, su elaborazioni Istat, in Lombardia si registra la più alta presenza di over 80 (81% del totale dei ricoverati) e di donne (77%).
Tuttavia, il confronto tra le pensioni medie degli anziani e il costo medio giornaliero delle rette evidenzia come solo in pochi casi i conti tornino senza l’aiuto dei figli, che non sempre riescono a destinare una parte dello stipendio all’assistenza sanitaria dei genitori. Di questo e del tema della non autosufficienza si parla questa mattina, dalle 9,30, nella sede di Fondazione Feltrinelli a Milano (viale Pasubio 5, sala magenta), nella due giorni promossa dal gruppo Pd di Regione Lombardia: sono previsti gli interventi di esponenti politici, della sanità, del settore dell’assistenza e di Federica Trapletti, segretaria regionale Spi Lombardia.
Varese – «Non sono più sola in questa battaglia. Ma sul fronte, in prima linea, ci sono io». Angela De Marco ha la voce stanca: «Tra due mesi avrò 80 anni. Alla mia età avrei diritto anch’io ad altro». Da giugno combatte a tutto campo «per mio marito» tra carte bollate, burocrazia e un ultimo peso che si è aggiunto da poco: «la retta della Rsa». Le ha provate tutte Angela, residente in provincia di Varese, poi ha capito che la strada da intraprendere poteva essere solo una. «Da metà novembre – racconta – mio marito necessitava di assistenza. Inizialmente mi sono arrangiata con una persona a casa, la mattina. Non bastava più, ma avere una persona a casa ha costi esagerati. Tra me e mio marito prendiamo 2.300 euro con l’accompagnamento, non sarebbero bastati. Dobbiamo vivere, mangiare, pagare le tasse. I figli ci sono, ma hanno i loro mutui, i loro problemi: non possono togliere una parte dei loro stipendi dalla casa».
Conti alla mano, Angela ha scoperto che «per un’assistente 24 ore a casa, con le sostituzioni che costano doppio, i pasti, una camera e un bagno riservato se resta a dormire, servono 4mila euro al mese. Devi passare tramite le agenzie, che sono le più affidabili e ti coprono anche i festivi. Chi può spendere ogni mese queste cifre, un parlamentare?». La soluzione Rsa «è stata un obbligo perché io mi sono indebolita dopo un anno vissuto così: non riuscivo più ad aiutarlo ad andare in bagno o a metterlo a letto quando non c’era la badante». Angela ha chiesto «il ricovero breve in una struttura» dopo che in estate aveva avviato le pratiche per il riconoscimento dell’invalidità. «Mi sono mossa a giugno, solo a ottobre perché ho fatto la voce grossa è stata certificata».
Il ricovero temporaneo in Rsa è arrivato a febbraio. «Mi hanno detto un mese, massimo due poi scatta il tempo determinato. Ho chiesto la permanenza di un mese in attesa di trovare un posto più vicino a casa. Dal 26 febbraio è ricoverato in un’altra struttura, ma la prima mi ha chiesto 1.900 euro per il mancato preavviso. Quale preavviso se ho portato mio marito a inizio febbraio per un mese? Ho pagato più di 95 euro al giorno, 3mila euro al mese: andavo a trovarlo e mi chiedeva di portarlo a casa». Mentre Federconsumatori si sta occupando della “penale“, Angela non depone le armi sul fronte istituzionale: «Mio marito era in attesa di un’operazione al cuore che non può sostenere perché troppo rischiosa. Gli hanno dato un anno di vita, non so quando scadrà: credo abbia il diritto di trascorrere questo tempo a casa con un aiuto economico per avere l’assistenza di cui ha bisogno. Quanto ha risparmiato la sanità da quell’operazione al cuore? Potremmo avere lo stesso contributo almeno: una persona lucida non ha il diritto di vivere a casa sua curato?».