LORENZO FRASSOLDATI
Economia

Quinoa boom, la lunga marcia continua "Potrebbe diventare un prodotto made in Italy"

Depositata la richiesta per una varietà adattabile al nostro clima

Quinoa boom, la lunga marcia continua

di Lorenzo Frassoldati

Dieci anni fa per i consumatori italiani neppure esisteva. Adesso è uno degli alimenti più ricercati. Stiamo parlando della Quinoa, pseudo-cereale (in realtà è un vegetale) originario dell’America Latina (Perù, Bolivia) che sta diventando sempre più comune anche nel nostro Paese. La sua coltivazione viene giudicata un’interessante alternativa economica e agronomica per gli agricoltori italiani, grazie a una varietà che si adatta alle nostre condizioni climatiche.

Un prodotto che sta sfondando nel mercato alimentare, ma anche nei settori farmaceutico, erboristico e nutraceutico. L’anno di svolta è stato il 2013, proclamato dalla FAO anno internazionale della Quino. Da allora l’aumento del consumo di questo prodotto è cresciuto in maniera esponenziale. Nel 2015 – riferisce il sito specializzato tuttoquinoa.com – Nielsen pubblica uno studio di mercato sulla vendita al dettaglio di cereali e granelle, registrando un aumento del consumo di quinoa pari a circa il 200%.

Quali le ragioni di tanto successo? Intanto le sue qualità intrinseche. Ricca di aminoacidi essenziali, tra cui la lisina, necessaria per la fissazione di calcio nelle ossa. Poi è ricca di flavonoidi, in particolare Quercetina (Antistaminico ed antinfiammatorio) e Kaempferol (Antiossidante ed antinfiammatorio). Inoltre, è importante fonte di sali minerali, fibre e proteine. Se a ciò aggiungiamo – sempre secondo tuttoquinoa.com – "che si tratta di un prodotto senza glutine a basso indice e carico glicemico capiamo che si tratta di un alimento con caratteristiche uniche in natura". Prima la quinoa era tutta di importazione dal Sud America, la novità adesso è che si produce la quinoa in Italia con maggiori garanzie sulla tracciabilità del prodotto e sulla qualità delle produzioni biologiche (e minori costi legati all’import). Addirittura potrebbe presto diventare un prodotto "made in Italy" con il nome di "Quipu" una varietà adattabile alle nostre condizioni climatiche.

L’Università di Firenze ne ha depositato i diritti presso il Community Plant Variety Office per sfruttarne commercialmente l’utilizzo. La quinoa è al centro dell’attività di ricerca dell’ateneo fiorentino dal 1999 con il lavoro del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (Dagri). Le prove sperimentali sono state condotte presso il "Centro per il Collaudo ed il Trasferimento dell’Innovazione" di Terre Regionali Toscane, a Cesa, in provincia di Arezzo. "Quipu" è caratterizzata da un ciclo precoce e da una buona tolleranza alla siccità.

Una filiera italiana della quinoa è nata (QuinItalia.com) e dei suoi derivati (farine) è nata nel parco del delta del Po, nelle fertili campagne delle Valli del Mezzano, un territorio incontaminato, per iniziativa dell’azienda agricola Sebastiano Tundo che la produce con metodo biologico, senza uso di fertilizzanti chimici, pesticidi e senza erbicidi. Sempre nel Ferrarese un pastificio artigianale (La Romagnola Bio) si è lanciato nel progetto di un birrificio per poter trasformare la nostra quinoa in quinoa birrificata.

Intanto il sito cambialaterra.it (Federbio) segnala problemi ecoambientali in Sud America legati al boom della quinoa. In Peru, Bolivia e Equador, i territori dove la produzione è maggiore, dove il trend produttivo è in continua crescita (in Bolivia dal 2000 al 2009 la produzione è aumentata di 40 volte) questa coltivazione si sta trasformando in una monocoltura. Con tutte le conseguenze negative del caso: perdita di biodiversità e impoverimento dei suoli, tanto che in alcune zone le rese di quinoa sono passate da 800 chili per ettaro a meno di 560. Inoltre, per gestire la presenza degli insetti dannosi per questa pianta più presenti alle quote più basse, si utilizzano grandi quantità di pesticidi, con ripercussioni pesanti sull’ambiente.