BARBARA CALDEROLA
Economia

Un piano per il rilancio di StM: “Cinque punti contro la crisi”

La vertenza ad Agrate, i sindacati: “Ora investimenti, formazione, produzione, ricerca ed equità”

Nel sito di Agrate Brianza lavorano oltre 5mila dipendenti ad alta specializzazione

Nel sito di Agrate Brianza lavorano oltre 5mila dipendenti ad alta specializzazione

Agrate Brianza (Monza) – I timori di un declino industriale preoccupano gli oltre 5mila dipendenti ad alta specializzazione del sito produttivo di Agrate Brianza, che appartiene al colosso dei microchip StMicroelectronics. Ma i sindacati, oltre alla protesta e alla mobilitazione, offrono all’azienda e al governo, che è socio insieme a quello francese, un piano concreto in cinque punti da mettere sul tavolo. Titolo: “Rilanciamo il futuro di Agrate”. Fiom reagisce quindi agli scenari di crisi per lo stabilimento, nel quale ancora non sono stati esclusi esuberi anche rilevanti. Si parte dai dubbi dei rappresentanti dei lavoratori: è credibile – si chiedono – che si arrivi a fatturare in poco più di un anno 18 miliardi di dollari se a oggi si parte da 13 e le prospettive del 2025 non sono eccellenti? Questione seria, se si pensa al rallentamento del settore automotive e all’accordo sottoscritto dal colosso italo-parigino con la Cina, per operare direttamente sul mercato locale.

Ecco allora il piano progettato dal sindacato per salvare le prospettive, prima ancora del presente, dell’impianto nato da un’intuizione di Adriano Olivetti negli anni Cinquanta. In primo luogo, la richiesta è di proteggere e confermare qui la produzione dei chip da 8 pollici, “l’unica linea che opera al 100% delle possibilità”, dice Pietro Occhiuto, segretario generale Fiom-Cgil Monza Brianza. E se c’è da rimodulare qualcosa “che venga fatto in accordo con le Rsu”. Secondo punto, la formazione dei dipendenti. “Bisogna che il processo di trasformazione sia accompagnato da percorsi in cui il personale impari a lavorare su linee più moderne, come i nuovi Ag300”, ancora Occhiuto, che avverte: “Se oggi St è un colosso è perché si è preservato l’equilibrio fra Italia e Francia. Speriamo non sia venuto meno”.

E proprio sul bilanciamento fra i due versanti delle Alpi poggia il terzo punto: “St parla di efficientamento trasferendo la produzione dei 12 pollici, ma le linee vanno se ci sono prodotti nuovi che il mercato compra. Un impianto a 12 pollici non saturo costa molto di più di uno a 8”. Da qui la quarta richiesta di “portare alla piena realizzazione gli investimenti strategici”. In particolare, il plant Ricerca e sviluppo e produzione, basato sulle fette di silicio da 12 pollici o 300 millimetri, proprio quell’Ag300 per cui si chiede la formazione. Ma non basta, e qui è il quinto punto. Se l’investimento effettuato vale 2 miliardi di dollari e deve essere completato, serve un piano per saturare la produzione dell’impianto che al momento lavora solo parzialmente. Il sindacato chiede che questo si accompagni a un “vero impegno sul fronte della ricerca”. Un tema cui il governo dovrà dare risposta, per non vedersi scippare il controllo di una risorsa essenziale dai partner francesi.