ANDREA GIANNI
Economia

La lunga fuga dal caro-bollette, via d’uscita green per le aziende

Investimenti (utili) nel fotovoltaico: il caso della Giorgetti. L’esperto: "Ma servono sgravi"

i pannelli installati nello stabilimento

I tetti degli stabilimenti di Meda, Lentate sul Seveso e Misinto sono stati tappezzati di pannelli fotovoltaici. Le caldaie ormai datate sono state sostituite, mentre è iniziata una corsa contro il tempo per la coibentazione degli ambienti di lavoro. I circa 220 dipendenti sono stati sensibilizzati sul "corretto utilizzo dell’energia", con semplici accorgimenti come quello di spegnere la luce quando si esce da una stanza.

L’obiettivo? Arrivare nel 2023 a un 50% del fabbisogno di energia ricavato da autoproduzione, riducendo così la dipendenza dalla rete elettrica, e ridurre al minimo gli sprechi. Le misure messe in campo da Giorgetti, storico mobilificio brianzolo che affonda le radici nel 1898, quando a Meda aprì un laboratorio di ebanisteria cresciuto fino a divenire un simbolo del design made in Italy, non sono un caso isolato. Le imprese lombarde che hanno la solidità necessaria per nuovi investimenti stanno puntando sull’autoproduzione di energia e sulla riduzione dei consumi, per fare fronte a bollette che continuano a schizzare verso l’alto. Il caro-bolletta, e il suo impatto diretto sul portafoglio, ha accelerato quindi la corsa verso le energie alternative.

«Solo nell’ultimo mese abbiamo investito 600mila euro fra pannelli fotovoltaici e altre opere - spiega Alessandro Ciani, general manager operations di Giorgetti - con l’obiettivo di arrivare a un ritorno economico in tempi brevi. A causa dell’aumento del costo dell’energia quest’anno dobbiamo sostenere una spesa di 1,5 milioni di euro in più rispetto al 2021. Con la nostra operazione contiamo di risparmiare almeno 700mila euro nel 2023, abbattendo questo extracosto".

Al prezzo dell’energia impazzito si aggiunge anche l’aumento del costo delle materie prime necessarie per fabbricare i mobili: il legno è cresciuto del 15-20%, l’acciaio è raddoppiato, il vetro è addirittura triplicato. "Servirebbero ulteriori benefici fiscali per le aziende che investono nell’autoproduzione di energia elettrica - spiega il giuslavorista Maurizio Del Conte, docente alla Bocconi - e che stanno sostenendo spese ingenti per accelerare la transizione. Il problema è anche aiutare le aziende meno solide, che in questa fase non possono sostenere nuovi investimenti".

La multiutility milanese A2A ha messo sul tavolo della Regione un piano che consentirebbe di portare oltre quota 58,4% l’energia prodotta da fonti autoctone in Lombardia, a partire dall’attuale dato nazionale del 22,5%. Strategia che prevede una spinta sull’idroelettrico, la valorizzazione del biometano e soprattutto l’installazione massiccia di pannelli fotovoltaici. Anche i tetti delle aziende e degli uffici pubblici potrebbero essere sfruttati, quindi, per produrre energia pulita.