FABIO LOMBARDI
Economia

Stipendi fermi, retribuzioni in aumento solo per alcuni settori: i lavori più pagati

Le rilevazioni dell'Istat a marzo fanno il punto anche sulla situazione di 43 contratti nazionali di lavoro da rinnovare

Busta paga (Ansa)

Stipendi stabili, ma non per tutti. Lo ha evidenziato l'ultima rilevazione periodica sulle retribuzioni e sui contratti collettivi effettuata dall'Istat per quanto riguarda il mese di marzo. Ci sono infatti alcuni settori in cui, grazie anche al rinnovo dei contratti, i salari sono aumentati rispetto allo stesso periodo del 2020 mentre rimangono stabili nei confronti del mese precedenre (febbraio 2021), In un quadro di riforme che prossimamente riguarderà anche la cassa integrazione e le pensioni (per la cassa si pensa a un'estensione a tutte le categorie mentre la cancellazione di Quota 100 porterà a ragionare sull'introduzione di meccanismi di pensionamento anticipato per alcune categorie). Un periodo di difficoltà nel quale sono aumentate le richieste del Reddito di emergenza, istituito per far fronte alla crisi di molte famiglie generata dal Covid.

I contratti collettivi in vigore

"Alla fine di marzo 2021, i contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica (30 contratti) riguardano il 21,5% dei dipendenti (circa 2,7 milioni di lavoratori) e un monte retributivo pari al 22,3% del totale" spiegano dall'Istat.

I contratti rinnovati

Nel corso del primo trimestre 2021 sono stati recepiti otto contratti: ceramiche, trasporti marittimi, telecomunicazioni, editoria giornali, lavanderia industriale, conciarie, grafiche editoriali e servizi portuali.

I contratti da rinnovare

I contratti che a fine marzo 2021 sono in attesa di rinnovo sono 43 e interessano circa 9,7 milioni di dipendenti (il 78,5% del totale) con un monte retributivo pari al 77,7%, si tratta di 300 mila lavoratori in meno rispetto al dato di fine dicembre. A marzo 2021, il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, rispetto a marzo 2020, è aumentato sia per i lavoratori con il contratto scaduto (da 13,9 a 22,6 mesi) sia per il totale dei dipendenti (da 11,2 a 17,7 mesi).

La crescita della retribuzione

La retribuzione oraria media, rispetto al primo trimestre del 2020, è cresciuta dello 0,7%. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è invariato rispetto a febbraio 2021 ed è aumentato dello 0,6% rispetto a marzo 2020.

I settori

In particolare, l’aumento tendenziale è stato dello 0,9% per i dipendenti dell’industria, dello 0,6% per quelli dei servizi privati ed è stato nullo per quelli della pubblica amministrazione.

Per chi aumenta lo stipendio

I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli del credito e delle assicurazioni (+2%), del legno, carta e stampa (+1,8%) e dell’edilizia (+1,6%).

Per chi non aumenta

L’incremento è invece nullo per i settori del tessile, dell’abbigliamento e lavorazione pelli, delle industrie chimiche ,del commercio, delle farmacie private, delle telecomunicazioni e della pubblica amministrazione.

Le critiche

"Dati falsati dalla Cig! L'indice delle retribuzioni contrattuali purtroppo non tiene conto dell'applicazione della Cassa integrazione e della conseguente riduzione dello stipendio. Se questo di solito è irrilevante, ora è una crepa che falsa in modo irreparabile questi dati, rendendoli vecchi e superati, appartenenti a un mondo che non c'è più". Lo afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, in una nota nella quale commenta i dati Istat diffusi questa mattina. 

"Quanto al rialzo, falsato, sarebbe potuto anche andare bene se non ci fosse stato l'effetto Covid, visto che a marzo l'inflazione annua era pari a +0,8% per l'indice generale Nic e a +0,7% per l'indice Foi, relativo alle famiglie di operai e impiegati", aggiunge Dona.  "Preoccupa, infine, che a marzo i contratti in attesa di rinnovo siano 43 e interessino circa 9,7 milioni di dipendenti, il 78,5% del totale. Come al solito, nei momenti di crisi, si interrompono i rinnovi contrattuali, aumenta il tempo medio di attesa per il rinnovo e questo aggrava ulteriormente la condizione economica delle famiglie", conclude Dona.