Non è chiaro se si tratterà di un “mini condono” o di un condono vero e proprio: ma la scelta del Governo Meloni di rottamare cartelle esattoriali si inserisce in un processo che ha caratterizzato quasi tutti i governi degli ultimi quindici anni.
Condoni, stralci e meccanismi “accomodanti” verso chi ha evaso il fisco sono la prassi di molti governi italiani, frequentemente vengono attivati all’inizio del mandato. Non si tratta di una scelta solo del Governo Giorgia Meloni, il condono è stato promosso, negli ultimi anni, anche da altri governi: Berlusconi, Salvini, Renzi, Letta, Draghi.
Ormai si tratta di una prassi consolidata, che sembra sostituire, almeno in parte, le politiche fiscali del Paese. A favore del condono si esprimono politici e figure pubbliche ritengono che questa sia l’unica strada possibile per permettere all’erario di acquisire alcuni (una piccola parte) dei suoi crediti. Come dire: meglio pochi, che niente.
SI tratta, però, anche di un sistema che crea un forte rischio di moral hazard, ovvero l’incentivo a ripetere il comportamento opportunista, a scapito dell’interesse generale. Se la prassi è perdonare chi non rispetta le regole, tanto vale non rispettarle.
In un contesto economico fragile come quello italiano, con un rapporto debito/PIL che ha superato il 150% contestuale ad una pressione fiscale che supera il 60%, il meccanismo del condono non può essere considerato l’unica soluzione possibile a riempire le casse dello Stato.
La riduzione dei costi dello Stato, il taglio degli sprechi, le riforme infrastrutturali di cui l’Italia ha bisogno potrebbero in parte colmare il gap erariale. Creare un sistema favorevole alle imprese, anche con una minor pressione fiscale potrebbe trasformarsi in una ricetta più sana, oltre che più efficace, per aumentare la crescita del Paese.
Oggi le imprese possono essere spostate con un click, e Paesi di tutto il mondo competono per attrarre lavoratori e imprese, sviluppando sistemi burocratici e fiscali migliori del nostro. Questo contesto tecnologico non può essere ignorato nel 2022, nell’epoca di internet, del metaverso, del remote working.
Infine, c’è una questione morale e culturale.Un condono per chi non paga tasse, rappresenta un grande incoraggiamento, per chi le ha pagate, ad andarsene da questo Paese, inclusi liberi professionisti e imprenditori che rispettano le regole, in un’ottica, anche, di solidarietà. Meno tasse potrebbero produrre la necessità di meno condoni, ma il Paese sembra, ancora una volta, andare verso una strada più semplice: la toppa veloce, contro la soluzione di lungo termine.