CRISTIANA MARIANI
Economia

Teva chiude e se ne va: a rischio 350 dipendenti

Nerviano, avviso choc della multinazionale israeliana che ha annunciato lo smantellamento dell’impianto di Nerviano entro il luglio del 2022

L’impianto nervianese di Nerviano chiuderà entro il luglio del 2022

Nerviano, 21 aprile - Cinque anni. Tanto è durata l’avventura di Teva a Nerviano. La multinazionale israeliana, più grande produttrice di farmaci equivalenti al mondo, ha annunciato ieri ai rappresentanti sindacali la decisione di chiudere lo stabilimento nervianese entro luglio 2022, lasciando quindi a casa 350 dipendenti. Una decisione che non solo ha gettato nel panico i lavoratori e le loro famiglie, ma che potrebbe avere ripercussioni anche su tutto il paese e sul suo tessuto sociale. La scelta sarebbe motivata dalla necessità di contenere i costi, visto che gli attuali volumi di produzione non giustificherebbero il mantenimento di una struttura così dispendiosa come quella nervianese. Una struttura che non ha sempre avuto le dimensioni attuali. Nel 2018, infatti, erano stati gli stessi vertici di Teva, società che due anni prima aveva completato l’acquisizione di Actavis, a inaugurare con tanto di cerimonia di posa della prima pietra alla presenza del management internazionale la costruzione di un nuovo stabilimento proprio nella sede di via Pasteur a Nerviano.

L’intenzione di rimanere in paese, quindi, c’era. Perlomeno all’epoca. Così come sembrava immutata l’anno successivo, quando i vertici italiani di Teva avevano presenziato alla cerimonia di “consegna” alla comunità nervianese della palestra a cielo aperto realizzata proprio da Teva all’interno del parco della cava adiacente il polo farmaceutico del paese (Teva confina con la sede di Nerviano Medical Sciences, fra i più importanti centri di ricerca oncologici farmaceutici del mondo). Cosa sia cambiato negli ultimi due anni nel mondo sembra scontato: la pandemia. L’arrivo del covid-19 ha spazzato via ogni certezza anche per aziende quotate e importanti, anche se non è certo che la causa della crisi di Teva - in Lombardia la società israeliana ha già annunciato la chiusura del proprio stabilimento a Bulciago, nel Lecchese - possa essere riconducibile agli effetti della pandemia da coronavirus. Quel che è certo è che i volumi produttivi a oggi non sembrano essere tali da poter consentire di mantenere un’area così vasta come è quella di Nerviano.

"Domani avremo l’assemblea con i lavoratori, ci confronteremo con loro - spiega Vito Zagaria, della Femca Cisl -. Al momento l’azienda ci ha spiegato solo che entro luglio 2022 intende trasferire le produzioni altrove, senza darci particolari indicazioni sul luogo e le modalità. Di certo sarà un percorso lungo". Un percorso durante il quale bisognerà capire come poter “salvare” più lavoratori possibili e cercare di organizzare il prima possibile una strategia, visto che l’annuncio della decisione di Teva di chiudere è arrivata come un fulmine a ciel sereno.