Brescia - Al Vinitaly la carica dei vini lombardi. Saranno oltre 150 le postazioni nel Padiglione Lombardia, allestito nell’ambito del Salone internazionale in programma a Veronafiere dal 2 al 5 aprile.
Business, internazionalizzazione e posizionamento sono le tre direttrici del 55° Vinitaly, che si prepara a diventare la più grande “ambasciata“ del vino con oltre 4mila aziende da tutta Italia e da più di 30 nazioni, nonché un contingente record che supera i mille top buyer (+43% sul 2022) da 68 Paesi selezionati, invitati e ospitati da Veronafiere in collaborazione con Ice Agenzia.
Il Padiglione Lombardia
La Lombardia si presenta compatta, con la rete costituita da Regione, Unioncamere, Consorzi di tutela del vino, Ascovilo e le aziende aderenti del territorio lombardo. Nel Padiglione Lombardia (secondo piano del PalaExpo) appunto 150 postazioni dove saranno presenti altrettante realtà tra aziende e consorzi. Protagonisti i diversi territori, con le loro peculiarità ed eccellenze. Secondo l’ultimo rapporto regionale sull’annata agraria, nel 2021 in Lombardia sono stati prodotti 1,37 milioni di ettolitri di vino (-8,9% rispetto al 2020).
Le tipologie
Le tipologie che più rappresentano la produzione regionale sono quelle dei vini di qualità: il 56,6% del vino prodotto in regione è classificato Dop, quota significativamente superiore a quella nazionale (45,4%). Inoltre i prodotti con marchio di qualità della Lombardia rappresentano il 90,7% del totale a fronte dell’86,8% dell’area Nord, di poco meno dell’82% nel Centro Italia e del 48% nel Mezzogiorno. Non mancano però i rischi per un comparto che, rispetto all’alimentare nel suo complesso, è più esposto alle oscillazioni cicliche dettate dalla congiuntura e/o da fattori esogeni.
Le sfide del cambiamento climatico
In particolare sarà cruciale la capacità di misurarsi con le sfide poste dal cambiamento climatico: per far fronte ai “rischi di transizione“ (investimenti necessari per sostenere i percorsi verso la sostenibilità), ad esempio, la filiera vitivinicola potrebbe dover destinare, su base annua, risorse pari a circa lo 0,7% del proprio fatturato da qui al 2050.