PAOLO GALLIANI
Economia

Guida Oro Veronelli 2024, i vini migliori della Lombardia: da Ca’ del Bosco a Dirupi, le etichette “stellate”

Diciotto segnalazioni, Franciacorta e Valtellina al top: aumentano i vini d’eccellenza. Ancora escluso l’Oltrepò Pavese

Giulio e Lucia Barzanò, Mosnel in Franciacorta

Più che una sentenza, una fotografie in alta definizione del mondo del vino, come è giusto aspettarsi da una pubblicazione che porta il nome di Luigi Veronelli, scrittore e padre dell’enologia italiana, da anni considerata un’assoluta referenza per autorevolezza e capacità di accertare il valore delle cantine nel Belpaese. Anche quelle della Lombardia, regione da cinque Docg e 21 Doc che continua a soffrire di complesso d’inferiorità nel confronto con Veneto, Piemonte e Toscana in termini di reputazione e qualità, ma che nella nuovissima "Guida Oro 2024" si prende uno spazio e una vetrina meno marginale rispetto all’edizione scorsa, almeno dando credito al numero di "Tre Stelle Oro" stavolta assegnate alla regione compresa tra Garda e Ticino. Esattamente 18, attribuite alle etichette più prestigiose di una decina di aziende vitivinicole, contro le sole 8 di un anno fa. Con due territori lombardi a prendersi quasi tutti i riflettori: la Franciacorta (oltre 3.200 ettari vitati DOCG e 20 milioni di bottiglie commercializzate), che si aggiudica 11 riconoscimenti di merito e la Valtellina con 6 eccellenze. Anche se non è meno sorprendente il Varesotto, sul podio grazie alla piccola "Torre San Quirico" di Azzate che Alessio Fornasetti ha fatto emergere innovando e scommettendo sul suo delizioso "SommoClivo 2015" da uvaggio Nebbiolo.

Un giudizio – quello della Veronelli – che ancora una volta lascia ai margini una terra dal potenziale invidiabile come l’Oltrepò Pavese, già in passato rimproverato per la sua offerta confusa e quindi poco identitaria, pur in presenza di cantine e vini di tutto rispetto; e che esprime valutazioni tiepide su altre denominazioni di carattere fortemente locale, se si esclude il Lugana dove si registra un certo fermento anche grazie all’inserimento nelle aziende di una generazione di giovani imprenditori. Tant’è.

Se alcuni dettagli della nuova guida verranno rivelati a Parma, è delineata la gerarchia dei migliori. Come sempre, confermato il peso specifico di Ca’ del Bosco, autentico radar della viticoltura franciacortina di prestigio, quest’anno capace di aggiudicarsi le "Tre Stelle Oro" per il Dosage Zéro Riserva Annamaria Clementi 2014 ("Un vero purosangue vibrante e gagliardo", è il commento degli estensori della guida) e per il Maurizio Zanella Sebino Rosso 2019 dedicato al presidente della maison di Erbusco, attualmente parte della galassia Santa Margherita.

Ma quest’anno, a prendersi il bottino più nutrito sono altri due prestigiosi brand della patria delle bollicine: il Bellavista della famiglia Moretti ("...precisione maniacale e stretto legame fra l’uomo e la terra") che si è meritato il riconoscimento più ambito per 3 sue etichette, il Brut Millesimato Teatro alla Scala 2018, l’Extra Brut Pas Operé 2017 e la Riserva Dosaggio Zero Vittorio Moretti 2016; e il Monte Rossa di Emanuele Rabotti, cantina ipermoderna ("pensata con criteri di efficienza e armonia" con produzione da oltre 400mila bottiglie l’anno, celebrata anch’essa per tre sue perle: il Cabochon Fuoriserie 024, il Millesimato Cabochon 2016 e il Brut Nature Cabochon Doppiozero 2018.

Giudizio analogo anche per la Mosnel di Giulio e Lucia Barzanò con le "Tre Stelle Oro" riconosciute al Pas Dosé Riserva 2019; per la Uberti di Erbusco finita nei best of lombardi grazie all’Extra Brut Millesimato Comarì del Salem 2016; e per la cantina Freccianera Fratelli Berlucchi di Borgonato di Cortefranca, apprezzatissimo dalla Veronelli per il Brut Riserva Casa delle Colonne 2014.

Grande bottino anche per la Valtellina. E per alcune sue aziende di punta. La Dirupi di Ponte, con lo Sforzato Vino Sbagliato 2021. La Rainoldi di Chiuro con lo Sfursat Fruttaio Cà Rizzieri. E le due protagoniste di questa edizione, entrambe con un doppio riconoscimento: la Triacca di Villa di Tirano per gli Sforzati Il Monastero 2019 e San Domenico 2018; e la Plozza Vini di Tirano per lo Sforzato Blackedition 2018 e per il Numero Uno Alpi Retiche Rosso 2019. Un vino che è un manifesto.