VALENTINA BERTUCCIO D’ANGELO
Editoriale e Commento

La lezione di Allevi

Ci sono tanti modi per reagire a una diagnosi di tumore. Quella del maestro, malato di mieloma, è un esempio per tutti

Ci sono tanti modi per reagire a una diagnosi di tumore. Tanti quanti malati ci sono al mondo. E sono tutti modi giusti, legittimi. C’è chi fa propria la retorica (scivolosa, si sa, se le cose vanno male) della guerra contro il nemico; c’è chi prende in mano la propria vita e fa tutto quello che non aveva fatto fino a quel momento. C’è invece chi si convince di non avere scampo e cade nella disperazione. Non c’è una reazione più accettabile di un’altra, ma indubbiamente gli esempi di Bianca Balti e Giovanni Allevi, con le loro testimonianze così diverse e allo stesso tempo struggenti, hanno il pregio di essere d’aiuto ad altri malati per evitare, se possibile, un approccio distruttivo. Ma c’è di più. Quando Allevi, parlando del suo libro autobiografico “I nove doni”, dice che la seconda fase dopo una diagnosi così terribile è “il momento della magia, il momento in cui scopri l’infinita profondità delle piccole cose, che durante la vita quotidiana tendi a trascurare”, parla a tutti noi, malati e non.