Un assaggio di Ferragosto, una Milano assolata che si anima improvvisamente con i ritmi e i colori della comunità della Bolivia. Donne e uomini in abiti tradizionali sgargianti che, quasi incuranti delle temperature da bolline rosso, hanno ballato con movenze tipiche accompagnati da bande di musicisti, portando un assaggio di Sud America nel cuore della città metropolitana. Con la loro devozione i boliviani ci hanno anche ricordato che il nostro 15 agosto non è solo un momento vacanziero, con le fabbriche che chiudono e i commercianti che abbassano le serrande e ciascuno trascorre la giornata con una lunga tavolata, un pic-nic all'aperto, una grigliata o una fetta d'anguria, un tuffo in qualche specchio d'acqua in cerca di refrigerio, una gita estemporanea. Il Ferragosto, che deriva dal latino Feriae Augusti, ossia 'il riposo di Augusto', nato dunque come festa pagana e poi assurta, col Cristianesimo, a giorno in cui si celebra l’assunzione in cielo della Vergine Maria, dovrebbe essere anche per noi un momento di espressione collettiva, non legata solo alle sagre di paese, di cui c’è gran varietà, oppure una serata trascorsa all’aperto in attesa di assistere ai fuochi d’artificio, anch’essi diffusi ovunque. La festività boliviana, che cade proprio il 13 agosto, prende origine dall’apparizione di una 'Donna celeste' a una giovane pastorella, la vergine miracolosa di Urkupina, cui la popolazione andina è particolarmente devota. E lo ha dimostrato col lungo e magico corteo che si è snodato lungo corso Buenos Aires, catturando l'attenzione di passanti e turisti, aperto da una figura a rappresentare la Vergine. Un po' come si usava fare fino a qualche anno fa anche in ogni angolo d'Italia quando, per ricordare che la Madre di Gesù venne resuscitata in cielo, le processioni con la statua della Vergine erano alquanto diffuse e quasi di precetto. Un momento di comunità e devozione che oggi sembra passato in secondo piano rispetto al divertimento.
Editoriale e CommentoBolivia in festa, antipasto di Ferragosto