La storia è di quelle che fanno riflettere. Breve riassunto: Luca (nome di fantasia) è un bimbo abbandonato appena nato. A soli trenta giorni di vita, viene dato in affido-ponte a una famiglia che vive in provincia di Varese.
La coppia, genitori naturali di tre figli ormai maggiorenni, da dieci anni ha deciso di accogliere bambini e ragazzi in affido-ponte. È stato così anche per Luca, che avrebbe dovuto restare qualche mese e invece è rimasto per quattro anni. Fino a un paio di mesi fa quando il tribunale per i minorenni di Milano lo ha assegnato in pre-affido (in attesa di adozione) a una coppia. Piccolo dettaglio, che poi tanto piccolo non è: il bimbo ha incontrato per la prima volta quelli che dovrebbero essere i suoi genitori adottivi per due due ore il giorno precedente al trasferimento.
Un giudice ha deciso di strappare il bimbo da quella che è stata l'unica famiglia che lo ha amato incondizionatamente, dall'unica casa in cui abbia vissuto e dagli unici fratelli che abbia considerato tali. "La giustizia dovrebbe garantire il bene supremo del minore, e non metterne in pericolo la stabilità emotiva e affettiva", spiegano moglie e marito che hanno fatto ricorso (respinto) e ora lanciano una petizione online.
Sulla vicenda ha espresso perplessità anche il garante per l’infanzia e l’adolescenza di Regione Lombardia. Per qualsiasi ulteriore consiglio o chiarimento rivolgersi a Luca Trapanese, assessore a Napoli che nel 2018 ha potuto adottare Alba, bimba con sindrome di Down. Alla nascita la madre non l’aveva riconosciuta abbandonandola in ospedale. Alba era poi stata rifiutata da molte famiglie alle quali era stata proposta in adozione. Luca ha battagliato tanto da divenire il primo papà single in Italia a cui è stato concesso di adottare. Perché l’amore è più forte anche della legge.