IVAN ALBARELLI
Editoriale e Commento
Editoriale

I milanesi in gabbia

Gabbie salariali. Ovvero stipendi differenziati in base al costo della vita nelle diverse regioni d'Italia. Quella che è stata per decenni la "bestia nera" dei sindacati italiani, viva e prospera negli anni del boom economico e poi "uccisa" da Cgil, Cisl e Uil alla fine degli anni Sessanta, potrebbe oggi essere la soluzione per ingabbiare il carovita a Milano, città dove il 71% dei suoi residenti è costretto a risparmiare sulla spesa e anche curarsi è diventato un lusso. Lo lascia intendere il segretario milanese della Cisl, Eros Lanzoni, quando dice "che la prima strada da seguire contro i prezzi alle stelle è il potenziamento della contrattazione territoriale". Una rivoluzione copernicana per un sindacato che al pari delle altre due principali confederazioni aveva sempre considerato l'abolizione delle gabbie, nel 1972, un dogma di fede al pari dell'Immacolata Concezione. Insomma, vivere a Milano sta arrivando ai limiti del proibitivo al punto da far cadere uno degli ultimi tabù rimasti. Un'impresa che non riuscì nemmeno a Gianni Agnelli.