La fumetteria Alastor di Milano è solo l’ultima in ordine di tempo, parlando di chiusure che interessano negozi storici della città. Serrande abbassate che portano con sé pezzi di vita, memorie condivise. Come spesso accade il dispiacere scorre anche sui social, con centinaia di messaggi di ringraziamento, aneddoti e ricordi: “Perché le cose belle non possono durare in eterno?”, si domanda sconsolato un habitué della fumetteria di via Volta.
Alcune attività, non solo per la loro longevità, sono capaci di lasciare il segno, perché non sono fatte solo (o tanto) di prodotti da vendere. Quando si parla di negozi radicati sul territorio (di Milano come di qualsiasi altra città) l’elemento più importante resta quello umano: la capacità di raccogliere attorno a sé una comunità di persone. Qualcosa di raro, in un’epoca abituata a correre, assuefatta al vorticoso avvicendarsi di locali, che si sostituiscono senza sosta, senza avere neppure il tempo di “affezionarsi” a un’insegna. Tempi che tendono a non dare importanza a qualcosa di prezioso: il contatto umano, il confronto diretto, la reciprocità.