CECILIA DANIELE
Editoriale e Commento
Editoriale

La città bifronte

La Milano bifronte, la città dai due volti che rischia di lasciare indietro tante, troppe persone. Mettendo da parte alcuni dei suoi valori fondanti, il suo dna. Il fulcro dell’emergenza delle nuove povertà ruota sempre più attorno all’inadeguatezza degli stipendi in relazione al caro casa: prezzi schizzati alle stelle negli ultimi anni che rendono di fatto impossibile acquistare un’abitazione o affittarla. Un esempio? Secondo un recente studio dell'Osservatorio Casa Abbordabile un operaio, parametrando il suo stipendio ai costi del mattone, a Milano può acquistare con l’ausilio di un mutuo un alloggio di 19 metri quadrati o affittarne uno al massimo di 26. 

Il punto è sempre lo stesso, ormai messo in luce da svariati studi di settore: il “lavoro povero”. In sostanza a Milano (ma non solo qui) non basta più avere uno stipendio per mettersi al riparo da condizioni di marginalità. E in città spesso si innesca un cortocircuito, come messo in luce dal report del progetto “Nessuno escluso” di Emergency, che parla di un vero e proprio circolo vizioso: “Senza titolo abitativo, non si può avere una residenza e si resta esclusi da moltissimi servizi, sussidi o altri supporti sociali”. Condannando di fatto le persone a restare ai bordi. 

Chiaramente le soluzioni non sono facili, né immediate. Ma oltre a misure istituzionali e finanziarie serve probabilmente un cambio di mentalità che ci riporti un po’ con i piedi per terra. Milano non può e non deve trasformarsi nell’ennesima città-vetrina, in un luna park di vanità che non è più in grado di vedere chi è in difficoltà. Scegliere l’apparenza e non la sostanza può portare qualche risultato (economico) nell’immediato ma è inevitabilmente una strategia inadeguata sul lungo termine.