Non godrà mai della stessa popolarità di Roberto Vannacci, ma un po’ di polemica riuscirà comunque a sollevarla, Chi? L’estensore di quello che potremmo definire “il bando al contrario”, ispirandoci al titolo del best seller del generale. Di certo il “mondo” alla rovescia di Vannacci, che la si pensi come lui o meno, risulta alla lettura ben più intrigante di un capitolato di gara per assegnare le case popolari. Perché di questo parliamo. Materia ostica e noiosa, a meno di non esserne direttamente interessati. C’è però chi è pagato (anche) per fare le pulci ai documenti pubblici e scoprire, come la consigliera regionale Carmela Rozza del Pd, che nell’ultimo bando Aler viene introdotto un criterio opposto ai principi del welfare: in soldoni, chi ha un reddito Isee più alto ed è dunque più ricco risulta avvantaggiato rispetto a chi lo ha più basso. Strano ma vero. Non è un errore ma una scelta che, a intuito, potrebbe motivarsi con la volontà di ridurre la morosità degli inquilini, favorendo famiglie con redditi più capienti. Che sia così o meno, una spiegazione ufficiale sarebbe opportuna.
Editoriale e CommentoIl bando al contrario