Il lago di Como, anzi lake Como, per un americano è spesso il viaggio della vita, come per noi può essere un roadtrip in Sudamerica o un tour del Giappone. Le ville da sogno, le acque fresche, le montagne che si specchiano nel lago, i giri in motoscafo, le cene a riva. Insomma, una parentesi di dolce vita che attira molti. Troppi.
Overtourism, do you know? Un problema vero, enorme, che come un cane che si morde la coda, rischia di allontanare gli stessi visitatori, tanto che sui social fioccano quei video comparativi “aspettative-realtà” che mostrano i nostri luoghi più belli non propriamente deserti. E allora ben vengano le parole spese dalla guida del New York Times dedicate anche al Lario meno conosciuto dagli stranieri, quello in quota, delle funicolari, dei belvederi, del trekking. Meno glamour, forse, ma non meno baciato dalla bellezza. Sperando che questi consigli di viaggio non peggiorino il traffico della statale 36, che nei weekend è paragonabile più o meno un assaggio dell’inferno. E noi milanesi semplici ne sappiamo qualcosa.