Viaggio in Giappone di parecchi anni fa, nel 2008. Al termine della festa dell'associazione culturale italo-giapponese, intorno alle 11 e mezza di sera, un gruppo di ragazze della regione di Tokyo si congeda e saluta il gruppo: "Dobbiamo andare in stazione a prendere il treno...". Ricordo ancora lo stupore degli italiani, già all'epoca, nel vedere delle giovani trentenni tornarsene nella propria città a 30 o 40 chilometri dal centro della capitale in treno a mezzanotte. Ciò che era - ed è ancora oggi - del tutto normale fare in una megalopoli di 14 e più milioni di abitanti, spostarsi coi mezzi pubblici in tutta sicurezza a notte fonda, sta diventando impensabile in una città infinitamente più piccola come Milano.
Gli episodi che raccontiamo si rincorrono uno dietro l'altro quasi ogni giorno. Se si finisce nel posto sbagliato al momento sbagliato, ci si ritrova con una gamba rotta dopo essere stati scippati (è successo a Cimiano), sfregiati con una coltellata (è accaduto a una ragazzina sedicenne a Cadorna), picchiati a 70 e rotti anni (è avvenuto sul filobus della 90), derubati di una catenina con un pugnale puntato alla pancia (la notte di Capodanno sulla M5). Che soprattutto in certe fasce orarie non sia "sano" usare i mezzi pubblici a Milano è ben più di una sensazione. È diventata una convinzione per migliaia di milanesi e non, tranne quelli va da sé che si spostano in macchina dai tempi della lira.