Milano, 3 luglio 2016 - Da venerdì scorso l’Italia ha una nuova legge elettorale, l’Italicum. Ha molti difetti ma anche un pregio evidente: quello di assicurare la governabilità e la stabilità. Con l’Italicum il giorno dopo il voto gli elettori sapranno chi governerà il Paese e sapranno che lo farà per tutta la legislatura, forte di una maggioranza blindata di 340 seggi, al riparo da agguati e imboscate. Niente trattative, niente accordi capestro, niente ricatti: uno vince e governa, tutti gli altri vanno all’opposizione. Se la Spagna, (che è andata alle urne una settimana fa) votasse con l’Italicum oggi avrebbe un governo.
Invece non ce l’ha e non sa nemmeno quando potrà averlo. Adesso questa legge vogliono cambiarla un po’ tutti, dai centristi di Alfano alla sinistra dem, al centrodestra. Si vuole apportare una modifica sostanziale: assegnare il premio di maggioranza non più alla lista ma alla coalizione. L’Italicum non è più un tabù nemmeno per Renzi che fino a ieri sembrava contrarissimo a qualsivoglia ritocco. Ora pare molto più disponibile. E c’è da capirlo: il Pd non è più il partito del 40 per cento alle Europee. Dopo il disastroso esito delle amministrative a Roma e a Torino i sondaggi, per quel che valgono, dicono che in caso di ballottaggio sarebbe il Movimento Cinquestelle a prevalere. E che a Palazzo Chigi andrebbe Di Maio, non Renzi. Da parte loro i grillini, che non avevano mai risparmiato dure critiche alla nuova legge (alcune condivise anche da altri, come quella ai capilista bloccati e alle candidature multiple), ora gridano al complotto e accusano il premier di voler truccare le carte sul tavolo per la paura di perdere. Scontata la replica: ma come, avevate sempre detto che la legge era un obbrobrio, un attentato alla democrazia, e adesso vi opponete ai cambiamenti perché i sondaggi vi danno vincenti? Il premio alla coalizione rilancia le speranze del centrodestra di tagliar fuori il M5S dal ballottaggio. Un fronte compatto come quello che a Milano ha portato Parisi a sfiorare una clamorosa affermazione avrebbe chances di giocarsela. Sono tanti quelli che hanno buone ragioni per voler modificare la legge, certamente molti di più di quelli che la terrebbero così com’è.
Non c’è dubbio che riservare il premio alla coalizione anziché alla lista comporti quegli accordi pre e post elettorali che Renzi voleva evitare, convinto com’era di poter vincere da solo. Ma i tempi sono cambiati. Per rimanere in sella il premier ha bisogno di alleati. Forse gli basterebbe prevedere la possibilità di apparentamento al secondo turno come avviene nelle elezioni dei sindaci. Renzi è combattuto, avrebbe preferito non essere costretto a rimangiarsi i suoi propositi, ma con ogni probabilità qualche modifica dovrà apportarla. Fingerà di fare controvoglia qualche concessione ai rivali quando in realtà si tratterà di ritocchi fatti nel suo interesse per garantirgli quel successo che oggi non pare più così sicuro come un tempo. giuliano.molossi@ilgiorno.net