Nella città che vuol essere la New York d'Italia, che non si ferma mai, dove i tempi sono veloci, la vita del cittadino medio - quello che si alza alle 7 del mattino se non prima per andare a lavorare, deve spostarsi coi mezzi e portare i figli a scuola - è sempre più contraddistinta da... attese. Attese per un tram o un autobus che non passano. Attese per avere finalmente una scuola a pieno regime con tutte le cattedre coperte a due settimane dall'inizio dell'anno scolastico. E invece no. Come raccontiamo sulle pagine della cronaca di Milano, in tutta la regione mancano ancora seimila insegnanti. Il che, tradotto, significa orari ridotti, ragazzi che tornano a casa prima dalle lezioni, programmi didattici che (a ottobre ormai) partono al rallentatore. Succede tutti gli anni. Quando in Francia o in Svizzera le scuole sono pronte a ripartire il 1° settembre. Com'è possibile questa odissea ogni autunno? Ancora cronache milanesi. Quelle dei pendolari sempre più esasperati dalle corse saltate dei mezzi di superficie: situazione inimmaginabile nella nostra città anche solo dieci anni fa. E aggiungiamoci le attese quando ci si vede costretti a rivolgersi al servizio sanitario pubblico per prenotare una visita o un esame. Roma, nel famoso film di Paolo Sorrentino, era la città della "grande bellezza". Milano sta diventando la città della "grande attesa".
Editoriale e CommentoLa grande attesa