In questo inizio di autunno le prospettive dell’economia italiana appaiono, per ora, prevalentemente positive, pur con interrogativi e preoccupazioni. L’inflazione ad agosto in Italia era ridotta all’1,1%, rispetto all’1,9% della Germania, all’1,8% della Francia, al 2,3% della Spagna e al 25,7% del 1975, massimo registrato nell’Italia postbellica. Il calo dell’inflazione ha convinto la Bce a ridurre ulteriormente i tassi, ora fra il 3,5% e il 3,65%, più bassi di quelli Usa che, seppur diminuiti, sono ancora al 5%, come quelli della Gran Bretagna, mentre gran parte degli Stati europei non appartenenti all’area dell’Euro ha tassi ancor più alti, per non parlare di quelli della Russia (19%) e della Turchia (50%).
La diminuzione dei tassi ufficiali della Bce era stata anticipata dai mercati e dalle banche che precorrono ora anche ulteriori cali. Infatti, nei giorni scorsi, l’indice Euribor è sceso anche sotto i nuovi tassi Bce, attorno al 3,46%, mentre l’IRS a dieci anni (molto usato per i mutui) è addirittura diminuito attorno al 2,45%, quando il tasso dei BTP a dieci anni è sceso al 3,5% e lo spread a circa l’1,36%.
I tassi in calo in Europa e negli Usa favoriscono gli investimenti e la ripresa dello sviluppo e dell’occupazione, con la possibilità che possano essere riviste in meglio le previsioni del Pil. La riduzione dei tassi porterà anche alla diminuzione del costo degli interessi per le nuove emissioni di Titoli di Stato soprattutto per gli Stati più indebitati, come l’Italia. Il debito pubblico e la conseguente spesa per gli interessi rappresentano la principale palla al piede per la competitività dell’Italia, limitando la riduzione delle tasse, gravando su sviluppo e occupazione e su salari, stipendi, pensioni e spesa sociale.
La riduzione della crescita del debito pubblico, prim’ancora che un’esigenza europea, è una necessità per far crescere l’Italia e le condizioni economiche e sociali degli italiani. Gli interrogativi dipendono innanzitutto dalla produzione industriale che da vari mesi cala in Europa: innanzitutto diminuisce in Germania, ora non più “locomotiva” economica, e anche in Italia, Francia e Spagna. La riduzione dei tassi dovrebbe favorire la ripresa economica, ma i costi dell’energia continuano a rimanere alti. Molto bassi sono, invece, i prezzi dei cereali.
In Italia l’entrata in vigore del provvedimento di Stato “Industria 5.0” agevola ulteriormente gli investimenti, quando già è cresciuta l’occupazione e prosperano molti settori economici di un’economia che tradizionalmente è soprattutto imperniata su trasformazione, edilizia e turismo (che dal 24 dicembre sarà ulteriormente favorito anche dagli arrivi da tutto il mondo dei pellegrini per il grande Giubileo 2025). È in atto un cospicuo aumento delle entrate tributarie per lo Stato in Italia, superiori alle previsioni e con positive prospettive per il prossimo anno.
Le maggiori preoccupazioni vengono dal drammatico contesto internazionale, con la guerra russo-ucraina, con la gravissima crisi mediorientale in allargamento e con le difficoltà dei trasporti nel Mar Rosso e nel Canale di Suez che rappresentano i collegamenti più brevi fra il Mediterraneo e l’Oriente. Occorre sia fatto ogni sforzo, innanzitutto umanitario, per porre fine subito a queste orribili stragi ed anche alle tante conseguenze economiche e sociali.