“L’indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore“. Lo diceva Liliana Segre, parlando della Shoah e della sua genesi. E quel che è accaduto a Brera, nel suo piccolo, spiega come non tutto sia perduto. “Ti accoltello. Ti ammazzo”, ha detto un uomo per sette volte alla sua compagna, al tavolino di un dehor in via Castelfidardo. Non certo nel Bronx di Milano. Erano le 22.30 e le due ragazze sedute a poca distanza avrebbero potuto nascondersi dietro il luogo comune: chi si fa i fatti suoi campa cent’anni. Invece, dopo averlo visto mettere accarezzare un coltello da cucina, forse dopo aver notato lo sguardo terrorizzato della donna, hanno chiesto aiuto a un cameriere, che ha allertato il 112. Così l’uomo è finito in manette. ma non è tutto: si è scoperto che il 51enne, italiano, stalkerizzava la compagna, conosciuta su una app di incontri, e la costringeva a versargli 400 euro alla settimana. Lei lo aveva pure denunciato per maltrattamenti, ma i due non erano ancora stati separati. Di fronte ai carabinieri, il malvivente ha finto anche che si trattasse di un banale litigio a parole, per gelosia. Peccato che avesse già minacciato con una lama anche il figlio 15enne della sua vittima. Insomma, un plauso alle due ragazze. Forse il seme di Liliana Segre con loro ha dato qualche frutto.
Editoriale e CommentoLe vite degli altri. E gli indifferenti