Una coppia bresciana ha ricevuto multe per un totale di 13 mila euro dopo aver attraversato 104 volte un varco non autorizzato di una zona a traffico limitato. Il motivo? Portare il figlio alla scuola elementare. La coppia, che ha ricevuto la prima sanzione due mesi dopo la prima violazione, si è giustificata imputando tutta la colpa al navigatore che ha “indicato quella strada anche se non avrebbe dovuto”.
In questa piccola vicenda ci sono, a ben vedere, due storie che raccontano il rapporto tra l’umanità e la tecnologia. La prima è quella di un sistema di vigilanza urbana che non permette, anzi neanche contempla, l’errore umano. Un meccanismo impietoso, inadatto al discernimento, che aspetta mesi per segnalare una trasgressione e nel frattempo accumula multe su multe.
La seconda storia è quella di una dipendenza dalla tecnologia che sottrae inesorabilmente capacità agli individui. C’è poco da fare: la calcolatrice che abbiamo sempre in tasca ci ha reso più scarsi a fare di conto e il proliferare delle rubriche ci ha fatto scordare i numeri di telefono (qui la lista di esempi sarebbe infinita).
Fu un sociologo dell’Ottocento ad affermare che la tecnica ci renderà ciechi. E in effetti, se in uno qualsiasi di quei 104 giorni la coppia bresciana avesse staccato gli occhi dal navigatore e dato un’occhiata ai cartelli delle strade, oggi non si troverebbe con 13 mila euro da pagare a un Comune che, con quell’errore umano, si riempie le casse.