SANDRO NERI
Editoriale e Commento

Negozi chiusi per decreto

Dopo il varo del decreto dignità, che ha deluso larga parte del mondo delle piccole e medie imprese e alimentato il sospetto di un ritorno al dirigismo statale, si discute della proposta di chiusura degli esercizi commerciali la domenica e nei festivi

Milano, 16 settembre 2018 -  Dopo il varo del decreto dignità, che ha deluso larga parte del mondo delle piccole e medie imprese e alimentato il sospetto di un ritorno al dirigismo statale, si discute della proposta di chiusura degli esercizi commerciali la domenica e nei festivi. Anche stavolta il ministro proponente è il titolare del dicastero dello sviluppo economico e di quello delle politiche sociali e del lavoro. Luigi Di Maio ha infatti annunciato di voler invertire la rotta rispetto alle liberalizzazioni nel comparto del commercio. Immediata la levata di scudi da parte di associazioni di categoria preoccupate per la possibile contrazione di posti di lavoro e di opportunità professionali. La questione è complessa e non riducibile alla dicotomia fra favorevoli e contrari. È certamente vero che i ritmi forsennati del lavoro, soprattutto se estesi al weekend, hanno ridotto gli spazi di svago e tempo libero per le famiglie. Non a caso anche la Chiesa si è espressa a favore della proposta Di Maio. 

Ma il punto è un altro. Siamo proprio sicuri che gli stili di vita di un cittadinodi un piccolocomunepossanoessereassimilati a quelli di chi vive in una grande città? Realtà comeMilano e altri grandi centriavocazioneturistica meritano forse un discorso a parte. Abbassare le serrande di negozi e centri commerciali ladomenicaenei giorni festivi significherebbe infatti penalizzare il commercio, l’occupazione,i consumi e persino i flussi turistici. Se uno straniero viene a Milano per un weekend vuole avere la possibilità di acquistare ciò che desidera, a qualunque ora, con la massima flessibilità, senza dover programmare il suo tempo per completare lo shopping entro la sera del sabato. 

Viceversa, nei piccoli comuni, dove la vita scorre in maniera più regolare e programmabile, lasciare chiusi gli esercizi commerciali nei giorni di festa potrebbe non rappresentare un problema per nessuno. Il riflesso ulteriore di una chiusura domenicalepotrebbeessereperalcuni il potenziamento del commercio elettronico: se non si può comperare in negozio perché chiuso, ci si collegaaunsito onlineesi ordina con un clic, facendosi spedire comodamente a casa quanto acquistato. Di qui anche i maliziosi commenti sul presunto favore che il ministro pentastellato vorrebbe fare ai colossi del commercio elettronico, sempre nell’ottica di agevolare il mondo della rete.Anche perché, a fronte di tale sospetto, c’è chi propone, in abbinata con la chiusura domenicale dei negozi, la sospensione contestuale delle transazioni on line nei giorni domenicali e in quelli festivi. Probabilmente la proposta iniziale verrà molto annacquata,proprio perchéilmondo del commercio, già vessato da tasse e burocrazia, non può permettersi altre limitazioni che finirebbero per avvantaggiare i competitor stranieri. Sarebbe opportunocheilgovernoprimadivarare misure così vincolanti ascoltasse le sacrosante ragioni degli addetti ai lavori. sandro.neri@ilgiorno.net