ANDREA MORLEO
Editoriale e Commento
Editoriale

La pietà è morta a Olginate

Una decina di giorni fa, alle prime ore dell’alba, ha travolto e ucciso un uomo in bicicletta sulla statale 36 a Olginate, comune del lecchese. Era ubriaca e sapeva di esserlo, così è scesa dopo l'impatto e il primo pensiero è stato quello di togliere la bicicletta incastrata sotto l'auto, per poi riprendere la strada verso casa.  

A qualche metro, nel fossato a fianco alla strada, giaceva in fin di vita Boukare Guebre, originario del Burkina Faso, operaio di 39 anni che a quell'ora andava al lavoro. Morirà più tardi all'ospedale di Lecco, lasciando una moglie e tre figli piccoli. Oggi la 35enne è stata arrestata, incastrata dalle telecamere e da un testimone.

A Olginate non è morto solo Boukare, è morta la pietà soppiantata dalla bestialità del puro istinto di sopravvivenza. Lo stesso che ha spinto un bidello a uccidere a martellate un uomo di 46 anni dopo un diverbio viabilistico, sulle strade del pesarese. 

È la banalità del male raccontata da Hannah Arendt nel suo resoconto del processo ad Adolf Eichmann. È la vittoria dell’homo homini lupus che cova in una società che, sotto la vacua patina di like ed emoticon, è in realtà sempre più ego-distonica e cattiva.

In questo preoccupante ritorno allo stato di natura non esiste morale, nè legge ma il diritto di ciascuno su ogni cosa, perfino sulla vita altrui. Il carcere e le punizioni, da soli, non basteranno però a salvarci da questo nuovo oscurantismo.