MICHELE MEZZANZANICA
Editoriale e Commento
Editoriale

Roba da ricchi

Presidio davanti alla sede Amazon di Buccinasco

Presidio davanti alla sede Amazon di Buccinasco

Jeff Bezos è l’uomo più ricco del mondo, con un patrimonio che supera i 200 miliardi di dollari. Alla base di questa fortuna sostanzialmente c’è Amazon, il colosso dell’e-commerce che Bezos si è inventato. E ieri, nella sede Amazon di Buccinasco, nell’ambito di uno sciopero un lavoratore è stato investito da un altro lavoratore.

Senza entrare nel merito del singolo episodio, né della trattativa sindacale, è innegabile che la vicenda faccia un certo effetto. Anche perché l’incidente di Buccinasco è solo la punta dell’iceberg di un lungo scontro che caratterizza il mondo dei fattorini in generale, coinvolgendo tutte le parti in causa, che non sono solo lavoratori e aziende ma tutta una serie di appaltatori e subappaltatori, ciascuno con le proprie sigle di riferimento, sindacali e di categoria. Un intricato ginepraio dove diritti e doveri, vale a dire i capisaldi di un rapporto di lavoro serio, finiscono inevitabilmente in secondo piano. 

Fa un certo effetto, si diceva, anche perché lavorare per l’azienda dell’uomo più ricco del mondo dovrebbe essere garanzia di un buon tenore di vita, di una cornice di garanzie e sicurezze superiori alla media. Perlomeno così era nel secolo scorso, quello degli Adriano Olivetti con la sua città ideale dell’umanesimo ma anche “solo” degli Henry Ford, per il quale i dipendenti dovevano essere in grado di acquistare le auto che producevano. Oggi invece, nella società post-industriale, il paradigma è cambiato. E la lotta di classe è roba da ricchi.