ANDREA MORLEO
Editoriale e Commento
Editoriale

L’autogol di Milano

Una finale persa senza giocare. Milano si prende un sonoro schiaffone dalla Uefa, che ritira la candidatura di San Siro per la finale di Champions 2027. Ancorché annunciata la bocciatura fa male e non solo perché gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio, ricordando uno stracitato Winston Churchill.

Qui i milanesi si sono giocati una montagna di soldi (si parla di un indotto attorno ai 15 milioni) e pure l’occasione di ridisegnare un’intera area della città, che al contrario è bravissima a rigenerarsi ogni giorno e guardare sempre al futuro. Le colpe? Di tutti: è così quando non si scende nemmeno in campo.

A cominciare da un vincolo architettonico: che senso ha su una struttura nata negli anni Venti ma poi rimaneggiata in più occasioni? Anche il vecchio Wembley si è arreso e a Londra nessuno ha fatto drammi. Il Comune ha perso la giocata decisiva quando la Sovrintendenza non si era ancora espressa sul Meazza ma in ogni caso il restyling vorrebbe dire doppio trasloco (e meno incassi) per Inter e Milan, che ormai sognano uno stadio per sè.

Il fatto che i due club siano ormai in mano a proprietà straniere (e distanti) non ha certo aiutato. Milano, insomma, non ha giocato da quadra e in queste casi le partite si perdono (quasi) sempre.